Sono segnali di risveglio quelli che emergono dalle analisi sullo shopping in Italia nel canale dei centri commerciali nel mese di maggio e nei primi cinque mesi dell’anno, per quanto i numeri restino timidi per far parlare di ripresa già in atto e di recupero delle posizioni perse per tornare ai dati 2019. I dati sono anche distanti dall’euforia dei Paesi anglosassoni e in particolare degli Usa dove, secondo alcune stime, si potrebbero raggiungere i livelli pre-pandemia entro l’estate. Ma, come detto, anche alla luce dell’apertura parziale di maggio, si possono leggere indicazioni confortanti.
La fotografia di un settore che, colpito duramente dalla pandemia e dai lockdown, sta trovando con fatica la via per rialzarsi ed evolvere il suo modello di business a seguito dei cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, arriva dall’Osservatorio Cncc (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali) che presenta i dati raccolti relativi al fatturato dell’industria nei primi cinque mesi del 2021, con un focus sul mese di maggio (mese di riapertura 7 giorni su 7 per due settimane), raffrontati ai medesimi periodi del 2019. Secondo l’analisi, per la quale è stato preso in considerazione un campione di oltre 10mila negozi presenti in 300 centri commerciali (circa il 40% del totale Italia in termini di Gla) diffusi su tutto il territorio nazionale, nel mese di maggio, il fatturato 2021 rispetto al 2019 è ovviamente negativo, registrando però una perdita che si ferma a -11,5% e che quindi va considerato come un risultato incoraggiante.
Va detto, però, che il mese di maggio di quest’anno sconta l’apertura di soli due weekend, rispetto ai normali quattro del 2019, giornate che rappresentano circa il 40% del fatturato sul totale della settimana. Altro aspetto molto interessante riguarda lo scarto tra affluenze (-25%) e fatturato realizzato, che presenta una differenza di ben 13 punti percentuali. Il dato è interessante perché evidenzia un cambiamento in atto nella fruizione del centro commerciale: mentre in epoca pre-Covid gli shopping center erano diventati delle strutture legate al concetto di entertainment, aspetto fondamentale per incentivare lo shopping, ora si tende invece a una fruizione mirata e all’incremento della propensione d’acquisto da parte della clientela: si va nel centro commerciale per acquistare. E in quest’ottica va interpretata anche la suddivisione per categorie merceologiche. Nel mese di maggio prosegue il calo della ristorazione (-49,9% anche perché nel mese in esame ha potuto operare solo con l’asporto e il consumo all’aperto), mentre la categoria abbigliamento inizia a mostrare segni di ripresa (-3,6%) segnando il miglior risultato post-Covid in un periodo non caratterizzato da saldi.
Allargando lo sguardo ai primi cinque mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019, l’analisi evidenzia una flessione del -35,9% su tutto il comparto ad esclusione dell’alimentare, risultato che è legato alle numerose limitazioni introdotte per contrastare l’emergenza sanitaria.
Nei giorni scorsi l’Osservatorio permanente Confimprese-EY aveva messo in luce il trend difficile di alcuni canali retail nel mese di maggio, in particolare nel settore travel retail (-64%) seguito dai centri commerciali che faticano a risalire la china e chiudono il mese a -33 per cento. Le high street si fermano a -26% mentre gli outlet, con un -13% nel mese di maggio, rappresentano le location che risentono di meno della volatilità della situazione.