Una Marilyn Monroe contemporanea fissa l’obiettivo mentre alle sue spalle si staglia l’inconfondibile profilo della Stazione Centrale di Milano. Alessandro Dell’Acqua ha deciso di scattare le immagini della collezione pre-fall 2021 di N°21 tra le camere dell’Hotel Gallia, luogo storico della città che negli anni ha testimoniato l’ascesa dello stilista nel mondo della moda internazionale. Tra i nomi di punta della fashion week milanese, il designer ha un rapporto speciale con il capoluogo lombardo che ospita il suo headquarter polifunzionale e una prestigiosa boutique nel Quadrilatero. Oltre al lavoro, la città fa da sfondo alle lunghe passeggiate tra Porta Venezia e Porta Vittoria insieme all’inseparabile Gringo.
Un napoletano a Milano. Qual è il suo primo ricordo della città?
Mi sono trasferito a Milano a 18 anni. Ho trovato il mio primo lavoro da Enrica Massei, una delle designer più avant garde dell’epoca. La mia prima impressione è stata quella di una città che si svelava poco a poco.
In che cosa è cambiata principalmente la città negli ultimi anni?
Ci sono luoghi a me particolarmente cari che divennero popolari in quegli anni e che oggi sono diventati dei classici milanesi che mantengono un fascino senza tempo. Molti dei luoghi che in quegli anni erano estremamente popolari, grazie alla visibilità di Milano post Expo, hanno vissuto una rinascita. La pandemia ha lasciato però un segno indelebile. Oggi Milano è una città ferita nel profondo e ci vorrà tempo per ripristinare l’energia e la vitalità che l’hanno sempre contraddistinta.
Un difetto di Milano che vorrebbe cambiare.
Per la sua internazionalità tende ad essere troppo esterofila. È piena di talenti ma spesso non ce ne accorgiamo e tendiamo a celebrare chi viene da Parigi, Londra o New York.
I luoghi che preferisce visitare, che la fanno stare bene.
L’area di Milano a cui sono più affezionato è quella tra Porta Venezia e Porta Vittoria. Qui ho sempre abitato e ho sempre avuto il mio atelier. E in quest’area, oltre a casa e a lavoro, ritrovo alcuni tra i luoghi a me più cari. Amo immergermi nell’atmosfera sospesa nel tempo della Casa Museo Boschi di Stefano o camminare per i saloni di Villa Necchi. A pochi passi, la Sala Venezia, storica balera che ha fatto da cornice a innumerevoli cene danzanti tra amici. Mi piace passeggiare con il mio cane Gringo nei giardini di largo Marinai d’Italia e sfogliare riviste nel cortile interno della pasticceria Sissi. Tra i ristoranti della zona sono particolarmente affezionato alle Specialità di via Calvi con il suo stile rustico anni 80.
Una caratteristica di Napoli che vorrebbe trasportare qui.
La spontaneità e l’accoglienza dei suoi cittadini.
Come definirebbe l’headquarter di N°21 in via Archimede?
L’headquarter di N°21 è caratterizzati da una facciata completamente nera che, insieme all’architettura postmoderna anni 80 preesistente, dà all’esterno un aspetto austero e allo stesso tempo scultoreo. L’ingresso rende omaggio agli eleganti ingressi milanesi della zona progettati da architetti milanesi quali Portaluppi, Gio Ponti o Caccia Dominioni. Annesso al palazzo, ho avuto la fortuna di poter ristrutturare un garage che ad oggi viene utilizzato per sfilate, shooting e showroom vendita.
Ha recentemente lanciato un progetto volto ad aiutare i nuovi talenti: in cosa consiste?
Con Tomorrow ho presentato un programma di consulenza di cui beneficeranno due designer emergenti a stagione, uno italiano e l’altro internazionale presso lo showroom Garage Ventuno. Io mi propongo come guida per la parte creativa e per lo sviluppo della collezione, mentre Tomorrow offre il proprio sostegno per lo sviluppo della produzione e la distribuzione. Questa stagione ha visto il debutto di AC9 e Nensi Dojaka. In Nensi Dojaka ritrovo l’ossessionata ricerca di femminilità ed erotismo, qualcosa di molto vicino al mio dna. AC9 invece arricchisce tessuti molto basici con costruzioni inaspettate. Sono convinto che la nostra iniziativa volta al sostegno di giovani talenti costituisca una vera e propria occasione per entrare in contatto con un’ampia platea di stampa, buyer internazionali e operatori del settore.
Come ha progettato il suo primo monomarca nel cuore del Quadrilatero?
La boutique è divisa in tre spazi, ciascuno concepito con una propria estetica fatta di contrasti e forti contenuti architettonici. Il primo spazio è caratterizzato dall’opposizione cromatica di bianco e nero nel marmo del pavimento, da soffitti in policarbonato, da pannelli a muro in bachelite e da una boiserie-scultura. La seconda stanza, invece, è fatta con espositori a specchio che decorano le pareti, creando un effetto spazio-dilatato. Al centro, un tavolo Art Déco diviso in sei parti, ciascuna contenuta in un box di cristallo, è un richiamo all’opera di Damien Hirst. La terza stanza, dedicata agli accessori, è un omaggio all’architettura milanese.
Cosa rappresenta per lei sfilare all’interno del calendario ufficiale di Milano fashion week?
Per me rimane un appuntamento di grande visibilità a cui non si può rinunciare. Con una sfilata in presenza o virtuale, è per me fondamentale trasmettere allo spettatore la passione e l’amore per ciò che faccio.
Quali sono le differenza tra la fashion week di Parigi, che conosce bene grazie all’esperienza da Rochas, e quella di Milano?
Parigi ti permette di osare di più a tutti i livelli: location, donne, collezioni. E le istituzioni ti sostengono, anche se sei un piccolo brand indipendente. A Milano è più difficile osare, siamo più cauti e le regole sono difficili da infrangere.
Collezioni moda per donna, uomo e bambino, una linea beauty lanciata di recente e la collaborazione con Elena Mirò appena svelata. Ci sono altri progetti in serbo per il 2021?
Stiamo valutando alcune opportunità per dare continuità e allo stesso tempo ampliare la linea beauty lanciata con Garage Ventuno. Sto inoltre lavorando a delle capsule collection che esplorano nuove categorie merceologiche.
La collezione pre-fall 2021 di N°21 è stata scattata all’interno di un luogo speciale, l’Hotel Gallia. Come mai lo ha scelto?
Ho dedicato questa collezione a Marilyn Monroe perché in lei riconosco un atteggiamento molto moderno della sensualità. Quello che mi affascinava dell’Hotel Gallia è il contrasto tra la sua storica facciata liberty, quasi decadente, e interni estremamente moderni, in cui si mescolano design milanese contemporaneo e dettagli senza tempo.
Descriva Milano usando solo 3 parole.
Forte nella personalità, sensuale nelle architetture, sorprendente per i contrasti che la caratterizzano. Un po’ come il mio ideale di donna.