Dopo il Covid-19 e i lockdown globali a causa della pandemia, il settore della moda rischia di subire un nuovo duro colpo che tocca ora la catena dei rifornimenti. Il Canale di Suez è chiuso da diversi giorni a causa dell’incagliamento della nave portacontainer Ever Given che si è arenata a causa del maltempo. Nonostante le operazioni per disincagliarla siano a buon punto (questa notte è arrivata la comunicazione che l’80% della nave è sbloccato), la sospensione dalla navigazione su una delle rotte marittime più importanti del mondo (da qui passa circa il 12% del commercio globale totale, soprattutto gas naturale liquefatto, petrolio greggio e petrolio raffinato che rappresentano dal 5% al 10% delle spedizioni globali, ma anche prodotti di consumo come l’abbigliamento), potrebbero portare a un ritardo di due settimane nelle spedizioni.
La chiusura del canale, spiega Modaes.es, interessa principalmente i gruppi europei, che importano merci dall’Asia attraverso questo canale, ma in realtà l’impatto è globale dato che dal canale transitano 19mila navi all’anno. Secondo quanto riferito da Cnbc, Nike insieme a Crocs, Gap, Footlocker, Steve Madden, Urban Outfitters e Tesla hanno dichiarato che i problemi di supply chain avranno un impatto nei conti del trimestre. Come ricorda Modaes.es, del traffico di merci dall’Asia alla costa orientale degli Stati Uniti, un terzo passa attraverso il Canale di Suez e altri due terzi attraverso il Canale di Panama.
Oltre a creare ritardi nelle consegne delle merci, l’altro grande problema collegato alla chiusura del canale di Suez è legato alla mancanza di container vuoti, fondamentali per le esportazioni cinesi e che già scarseggiano in Cina.