Nel terzo trimestre, Hugo Boss ha registrato un fatturato di 533 milioni di euro, in calo del 24% rispetto al medesimo periodo del 2019. Il fatturato non ha raggiunto le stime del consensus Reuters, fissate a 553 milioni. La griffe ha spiegato che il risultato operativo “è tornato in territorio positivo” nel terzo trimestre, con un ebit di 15 milioni di euro. Tuttavia, anche questo dato risulta in calo rispetto agli 83 milioni di euro del Q3 2019. L’utile netto scende a 3 milioni di euro (-94% sull’anno precedente).
A livello geografico, l’area Emea, che rappresenta più della metà delle entrate complessive, ha generato ricavi per 369 milioni di euro (-21%), mentre l’Asia Pacific si attesta sui 76 milioni (-14 per cento). L’azienda ha precisato che, all’interno del perimetro asiatico, la Cina ha segnato un balzo del 27 per cento. Marcata, infine, la flessione nelle Americhe (-41 per cento).
Tra i canali di vendita, invece, la crescita double digit dell’e-commerce (+66%), fa da contraltare al -20% del retail e al -30% del wholesale.
A fronte dei nuovi lockdown che potrebbero paralizzare le attività in Europa, i vertici di Hugo Boss hanno preferito non diffondere stime sull’intero anno fiscale.
Oltre alla crescita in Cina, che oggi rappresenta il 7% delle vendite di Hugo Boss, il gruppo scommette ora sul casualwear: “Abbiamo molto di più da offrire rispetto all’abito classico”, ha dichiarato alla stampa il CEO ad interim Yves Mueller, osservando come i clienti mixino sempre più capi formali e casual, indossando giacche con t-shirt e scarpe da ginnastica.
In mattinata il titolo di Hugo Boss guadagnava oltre 4 punti percentuali alla Borsa di Francoforte.