Il Fashion Pact compie un anno e comunica un primo bilancio della sua attività. Presentata nel 2019 al vertice del G7 a Biarritz, il Fashion Pact è una coalizione di aziende globali del settore della moda e tessile (ready-towear, sport, lifestyle e lusso), oltre ai fornitori e distributori, impegnati al raggiungimento di una serie di obiettivi condivisi e focalizzati su tre aree principali: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani. Ad oggi il Fashion Pact comprende 60 membri (dai 32 iniziali) tra cui Salvatore Ferragamo, Ermenegildo Zegna, Capri Holdings, Gruppo Armani, Moncler, Adidas e molti altri.
Per quanto riguarda il clima, i firmatari si sono impegnati a raggiungere la neutralità di carbonio entro il 2050 e, per farlo, hanno deciso di attuare i principi della carta delle Nazioni Unite per la sostenibilità della moda, ottenere un approvvigionamento di materie prime per il 25% a basso impatto ambientale entro il 2025, e raggiungere una percentuale del 50% di energie rinnovabili entro il 2025 e del 100% entro il 2030. Nel loro complesso, i firmatari hanno già ridotto le emissioni di gas serra di circa 350-450.000 tonnellate (equivalente di CO2). I membri hanno inoltre compiuto progressi nella transizione verso l’approvvigionamento di materie prime a basso impatto ambientale, raggiungendo, per esempio, una percentuale di circa 40% per il cotone. Infine, 1/3 dei firmatari sta rispettando la tabella di marcia per raggiungere il 50% di energie rinnovabili nel 2020.
Nell’ambito ‘oceani’ i membri si sono impegnati a completare l’eliminazione della plastica negli imballaggi B2C entro il 2025 e negli imballaggi B2B entro il 2030, e ad assicurare che siano realizzati in plastica riciclata al 100% almeno metà degli imballaggi B2C entro il 2025 e almeno metà degli imballaggi B2B entro il 2030. “La percentuale di successo delle singole aziende non è sempre uniforme”, spiega però la nota. Per esempio, il 60% dei brand è riuscito a eliminare la plastica dai sacchetti, mentre “è stato più complicato per quanto riguarda gli appendini e i sacchetti di trasporto B2B”, per i quali soltanto il 15% dei membri è riuscito a eliminare la plastica. “Malgrado i progressi non siano uniformi, l’azione collettiva può spingere verso una maggiore innovazione per colmare queste differenze”.
Per quanto riguarda la biodiversità, gli obiettivi sono lo sviluppo di progetti di biodiversità individuali entro la fine del 2020 e il sostegno alla zero-deforestazione e la gestione sostenibile delle foreste entro il 2025.