Lavori forzati? H&M rompe con fornitore cinese

Uno store H&M
Provvedimenti immediati per H&M che interrompe ogni rapporto con un produttore cinese di filati accusato di “lavoro forzato” nei confronti di minoranze etniche e religiose della provincia cinese dello Xinjiang. “Il Gruppo H&M – recita la nota – è profondamente preoccupato per i rapporti delle organizzazioni della società civile e dei media che includono accuse di lavoro forzato e discriminazione delle minoranze etnoreligiose nella regione autonoma uigura dello Xinjiang. Vietiamo severamente qualsiasi tipo di lavoro forzato nella nostra catena di fornitura, indipendentemente dal Paese o dalla regione”.
Un rapporto del think tank Australian Strategic Police Institute (Aspi), pubblicato in marzo, indicava H&M come uno dei beneficiari del programma di lavoro forzato tramite il suo rapporto con il produttore di filati tinti Huafu, che possiede una fabbrica nella provincia di Anhui (est della Cina). Il gigante di Stoccolma ha assicurato di non avere alcun rapporto con questa fabbrica nell’Anhui, né con le attività di Huafu nello Xinjiang, ammettendo di avere un “rapporto commerciale indiretto con un mulino” situato a Shangyu, nella provincia dello Zhejiang (sud della Cina), appartenente a Huafu Fashion.
“Anche se – continua la nota – non vi è alcun segnale di lavoro forzato in questo mulino di Shangyu, abbiamo deciso, in attesa di ulteriori informazioni su queste accuse, di eliminare gradualmente tale rapporto commerciale con Huafu Fashion Co., indipendentemente dalla situazione e dalla specialità, per i prossimi 12 mesi”, assicurando che H&M condurrà “un’indagine in tutte le fabbriche di abbigliamento con cui lavora in Cina”.
Il governo degli Stati Uniti ha detto lunedì che bloccherà l’importazione di una serie di merci provenienti dalla regione cinese dello Xinjiang, accusando Pechino di ricorrere al “lavoro forzato” di alcune etnie di minoranza.