Fast fashion, fast rebound. Benchè il segmento della moda low cost non possa dirsi fuori dalla crisi innescata dalla pandemia Covid-19, le principali aziende del settore condividono risultati migliori delle aspettative, generando ottimismo negli investitori di mercato. Nella giornata di ieri le azioni di H&M hanno infatti registrato un balzo del 12% (per poi chiudere in crescita di oltre 10 punti percentuali), sostenute da un ritorno all’utile che batte le aspettative. Il gruppo svedese ha annunciato un utile preliminare trimestrale (terzo quarter d’esercizio, periodo giugno-agosto 2020) ante imposte di circa 2 miliardi di corone svedesi (193 milioni di euro). Questo dato è lontano dai 5,01 miliardi di un anno fa, ma superiore ai 191 milioni di corone attesi dal consensus Refinitiv. Le vendite sono scese del 19%, a 50,9 miliardi di corone. Gli analisti prevedevano in media una flessione del 18 per cento. In valute locali, il calo è stato del 16 per cento.
“Grazie a delle collezioni molto apprezzate – sottolinea la nota di H&M -, associate a decisioni rapide e determinanti, la ripresa del gruppo è stata superiore al previsto”. Il player guidato da Helena Helmersson aveva registrato una perdita ante imposte di 6,5 miliardi di corone nel trimestre marzo-giugno. “Un aumento delle vendite a prezzo pieno, unito a un controllo rigoroso dei costi, ha già permesso alla società di realizzare utili nel terzo trimestre”.
Il rimbalzo di H&M ha creato entusiasmo attorno a diversi titoli del retail europeo, che già viaggiavano in positivo sulla scia del dato di agosto delle vendite al dettaglio in Cina, che ha evidenziato un progresso dello 0,5% annuo. Il principale competitor di H&M, nonché numero uno del fast fashion mondiale, la spagnola Inditex ha chiuso la seduta di Borsa di ieri in progressione del 5,2% a Madrid, mentre oggi guadagna oltre 7 punti percentuali. A fare da traino, anche in questo caso, è la netta ripresa delle vendite nel post-lockdown.
La controllante, tra gli altri, di Zara, Pull and Bear, Bershka e Stradivarius ha archiviato il primo semestre (dati al 31 luglio scorso) con vendite in discesa da 12,8 a 8 miliardi di euro. Di contro, le vendite online segnano un +74 per cento. Nei sei mesi il colosso di Arteixo ha registrato un rosso di 195 milioni di euro, contro profitti per 1,55 miliardi nello stesso periodo dello scorso esercizio. La performance è stata condizionata da 308 milioni di accantonamenti per il completamento del processo di ottimizzazione dei punti vendita iniziato nel periodo 2017-2019. Nel secondo trimestre, però, Inditex inverte la rotta: l’azienda ha infatti evidenziato un utile di 214 milioni di euro, contro il rosso di 409 milioni del Q1.
“I consumatori – si legge su Reuters – hanno ricominciato a comprare moda da quando i negozi hanno riaperto dopo il lockdown. JP Morgan stima che le vendite di moda nell’Europa continentale siano diminuite del 15%, in media, a luglio, contro il calo del 42% di maggio”.
A questi dati si affiancano, sempre in chiave di ripresa del fast fashion, le dichiarazioni di Associated British Foods che per la controllata Primark parla di “forti” performance. Considerando le ultime settimane, il mercato Uk avrebbe fatto registrare all’insegna i numeri più alti in termini di valore e volume di sempre. Questo salto era, del resto, già nell’aria: la catena, alla riapertura post-lockdown, ha infatti riportato vendite sopra le attese, riuscendo a contenere il calo a un -12 per cento.