Miroglio Textile, la società del gruppo Miroglio dedicata ai tessuti stampati, uniti, filati, carta e film transfer, ha messo in liquidazione la Stamperia di Govone a fronte della decisione dell’assemblea dei soci di non ricapitalizzare la società. L’annuncio è stato dato lo scorso 7 luglio dai vertici dell’azienda ai rappresentanti sindacali e ai delegati, sospendendo così la produzione dello stabilimento nel quale lavoravano 151 persone. Dieci di loro sono stati distaccati a Pollenzo e sono attualmente impiegati da Miroglio Textile per la produzione di mascherine chirurgiche in Tnt, mentre la parte restante dell’organico è attualmente collocata in cassa integrazione per Covid-19.
“La decisione – si legge in una nota dell’azienda – è stata presa dopo attenta valutazione della situazione economico finanziaria e delle prospettive di mercato di medio periodo. Le complessità strutturali dello stabilimento di Govone, infatti, abbinate alle difficoltà del converter ‘Tessuti’ e al mancato decollo del progetto ‘Lev Textiles’, sono diventante ancora più impattanti nell’ambito dell’emergenza Covid-19, con un portafoglio ordini che si è ulteriormente sgretolato in un mercato bloccato se non paralizzato a causa del lockdown”.
Entrato in funzione nel 1980, lo stabilimento Miroglio di Govone veniva presentato dal gruppo tessile albese come “la più grande stamperia in Europa con 64mila mq di superficie, più di 3.500 disegni elaborati ogni anno e una capacità produttiva di circa 10 milioni di metri di tessuto”.
“Le ragioni della crisi – prosegue la nota – possono essere rintracciate nel profondo cambiamento che ha investito il mercato del tessile italiano, con una riduzione dei volumi medi di produzione per modello/variante e una forte spinta verso logiche di customizzazione e di volumi frammentati, a svantaggio di produzioni quantitativamente rilevanti”.
Le perdite ammonterebbero a oltre 50 milioni di euro negli ultimi dieci anni, e, complice la crescita di nuovi mercati esteri in grado di produrre con costi più bassi e l’emergenza Covid-19, le vendite sono quasi state azzerate.