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La moda italiana verso gli 80 mld nel 2021

Giorgio Armani, P/E 2020

La moda italiana verso gli 80 mld nel 2021

Di Giulia Mauri
14 Febbraio 2020

Continuano a crescere le aziende del fashion italiano: fatturato e occupazione in rialzo, bene la popolarità online. È quanto rilevato dall’Area Studi Mediobanca, che ha pubblicato l’indagine annuale sul sistema moda presentata in occasione della seconda edizione del ‘Fashion Annual Talk’. Oggetto dell’analisi sono state 173 aziende di moda italiana con un fatturato superiore a 100 milioni di euro nel 2018.

Nel 2018 è stato registrato un giro d’affari totale di 71,7 miliardi di euro, in crescita del 22,5% sul 2014 e del 3,4% sul 2017. Si tratta di un incremento importante, che ha avuto nel 2015 una notevole impennata (+9,4%), e che, nonostante abbia rallentato negli anni successivi, non è mai stato inferiore al +3,4% annuo.

Nel contempo, insieme al fatturato aggregato, cresce anche il peso del comparto sul Pil nazionale (1,2%, contro l’1,1% del 2014) rispetto al quale la moda, nell’ultimo quinquennio, ha viaggiato a una velocità quasi doppia. Bene anche gli utili, che nel 2018 ammontano a 3,7 miliardi di euro, mettendo a segno un aumento del 25,2% sul 2014.

Tra i comparti, spicca l’abbigliamento, che da solo determina il 42,6% dei ricavi aggregati, seguito dalla pelletteria (23,1%) e dall’occhialeria (15,6%). In quanto a crescita media annua delle vendite nel 2014-2018 si distingue, invece, la gioielleria (+10,9%) seguita dal comparto pelli, cuoio e calzature (+6,2%), dal tessile (+5,7%), dalla distribuzione (+4,9%), dall’abbigliamento (+4,5%) e dall’occhialeria (+3,7%).

Si conferma importante la presenza di gruppi stranieri nella moda italiana: 70 delle 173 aziende hanno infatti una proprietà straniera e in tutto controllano il 34,7% del fatturato aggregato (il 14,2% è francese, fra cui LVMH e Kering, entrambe con il 5,4%). Notevole l’incremento rispetto al 2014 – quando i gruppi stranieri controllavano il 23,9% del fatturato – dovuto in gran parte alla velocità quasi quattro volte superiore a cui queste società sono cresciute rispetto a quelle a controllo italiano.

Ampliando lo sguardo sull’Europa, sono italiani ben 14 dei 46 big europei del settore, che nel 2018 hanno fatturato complessivamente 251,5 miliardi di euro, in aumento del 6,3% sull’anno prima e del 33,6% sul 2014. Spetta, tuttavia, alla Francia il primato per giro d’affari, seguita da Germania (12,2%), Spagna e Regno Unito (entrambi 11,3%). Complice la fusione tra Luxottica e Essilor, che ha dato origine alla holding con base a Parigi, il peso economico del Belpaese in Europa è sceso all’8,3%.

Completano lo studio le previsioni per il triennio 2019-2021 e un approfondimento sulla web reputation dei brand italiani della moda realizzato da Prometeia. Secondo i dati, nel 2021 il giro d’affari della moda italiana toccherà quota 80 miliardi di euro attraverso un incremento dell’8% in due anni. Più crescita, ma anche più margini: nel 2021 l’ebit margin sarà, infatti, superiore di quasi 6 punti alla media dei settori benchmark.

A determinarla, concorrono indubbiamente la visibilità e la reputazione online. Si legge che i 559 brand delle 173 aziende considerate vengono cercati su internet circa 300 milioni di volte al mese, con 57 brand che superano il milione di ricerche ciascuno. Attualmente, i Paesi in cui il fashion italiano è più cercato online sono Germania e Stati Uniti, seguiti da Cina e Russia. Ma enorme, e ancora parzialmente inespresso, è il potenziale dei marchi italiani in Paesi come Australia, Brasile, India, Polonia, Canada e Messico, dove il volume di export è inferiore rispetto alla popolarità dei brand.

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