L’operazione più onerosa di sempre nel settore lusso. È stata definita così l’acquisizione di Tiffany & Co da parte di Lvmh, takeover che ha confermato l’importanza strategica del segmento dei preziosi per i player del mercato del lusso. La gioielleria è stata una delle categorie che hanno performato meglio tra i luxury goods nel 2018. Bain & Co stima per il comparto una crescita del 7% nel 2019, per un mercato globale da 20 miliardi di dollari (18 miliardi di euro).
Per Tiffany, il gruppo guidato da Bernard Arnault ha messo sul piatto 16,2 miliardi di dollari, con una transazione da 135 dollari per azione in cash che si confronta con i 125,5 dollari con cui l’azienda Usa ha chiuso le negoziazioni di venerdì 22 novembre (ultima seduta di Borsa prima dell’annuncio). “L’acquisizione di Tiffany – si legge nella nota – rafforzerà la posizione di Lvmh nella gioielleria e aumenterà ulteriormente la sua impronta negli Stati Uniti”. La divisione orologi e gioielleria del gigante francese comprende Bulgari, Tag Heuer, Zenith, Fred, Hublot e Chaumet. L’operazione dovrebbe concludersi entro la prima metà del 2020, dopo una serie di passaggi, tra cui l’adesione degli azionisti all’Opa sui titoli del gioielliere di New York.
Per Lvmh si tratta della maggiore acquisizione mai effettuata, superiore anche a quella per rilevare la quota restante di Christian Dior nel 2017. Il valore, inoltre, è più di tre volte quanto pagato per rilevare Bulgari nel 2011 (4,3 miliardi di euro). “Questa operazione, che avviene in un momento di trasformazione interna del nostro marchio, fornirà ulteriore supporto, risorse e slancio a queste priorità man mano che ci avvicineremo a diventare The next generation luxury jeweler”, ha aggiunto Alessandro Bogliolo, CEO di Tiffany.
Di portata minore, ma sempre nel solco del rafforzamento in un settore preciso, l’operazione che, lo scorso gennaio, è valsa a Lvmh la maggioranza di Repossi, maison italiana di fine jewelry. “La gioielleria è una delle categorie più promettenti nell’ambito dei beni di lusso, vista la crescita prevista e la penetrazione ancora relativamente bassa di prodotti brandizzati”, ha spiegato Luca Solca, senior analyst di Bernstein.
Sulle tracce di Richemont
I deal del 2019 permettono al numero uno del lusso di guadagnare terreno, nel segmento dei preziosi, su Richemont, che controlla, tra gli altri, Cartier e Van Cleef & Arpels. Dal canto suo, però, la holding di Ginevra non è stata a guardare. Lo scorso settembre, infatti, Richemont ha messo a segno lo shopping che cercava da anni: il colosso svizzero ha comprato il 100% di Buccellati Holding Italia Spa, proprietaria del brand Buccellati, dai cinesi di Gangtai Group Corporation Limited. Voci di una possibile cessione di Buccellati a Richemont circolavano già nel 2018, quando si vociferava che la maison di preziosi sarebbe potuta passare (nuovamente) di mano a quasi due anni dall’acquisizione della maison da parte di Gangtai. A cedere le proprie azioni ai cinesi erano stati, allora, la famiglia fondatrice e Clessidra.
Richemont ha chiuso i sei mesi al 30 settembre scorso con ricavi per 7,39 miliardi di euro, in aumento del 9 per cento. A trainare la crescita, ha spiegato Richemont, sono state le maison di gioielleria. “Le vendite di gioielli – ha precisato l’equity analyst di Morningstar Jelena Sokolova – sono legate all’andamento del Pil pro capite, ma sono anche condizionate da alcune tradizioni locali. Ad esempio, l’importanza dei gioielli per i matrimoni in India o gli acquisti in ottica di investimento in Cina”. Questi due Paesi, insieme agli Stati Uniti, negli ultimi anni hanno rappresentato il 70% della domanda globale di gioielli.
Affare per gruppi e maison
Tra le operazioni più recenti c’è anche quella dell’italiana Morellato che ha annunciato l’acquisizione della catena retail Cleor, uno dei principali player francesi di gioielleria prêt-à-porter. Il gruppo Cleor conta 140 punti vendita, all’interno dei più importanti centri commerciali francesi. Morellato è stata supportata nell’intero processo di acquisizione da UniCredit che ha anche finanziato l’acquisizione. L’investimento complessivo sfiora i 50 milioni di euro. Con questa acquisizione, il player italiano avanza nel progetto di espansione internazionale, varato nel 2018 e già concretizzatosi con l’acquisizione di Kronoshop e di Mister Watch. “Questo progetto proietta il fatturato del nostro gruppo oltre i 270 milioni di euro, con una previsione 2020 vicina ai 300 milioni di euro, di cui oltre il 60% realizzati su mercati esteri”, ha dichiarato Massimo Carraro, presidente di Morellato.
La gioielleria, inoltre, è il tassello mancante di creatività su cui scommettono molte maison, a partire da Gucci, che ha debuttato nella high jewelry a luglio, con la collezione Hortus Deliciarum. All’inizio di quest’anno, infine, il gruppo Armani è entrato per la prima volta nel mondo dei preziosi attraverso il lancio della linea Privé Haute Jewellery, interamente made in Italy. Alla collezione per la griffe Privé si è da poco aggiunta quella della main line Giorgio Armani.