La sostenibilità ha conquistato il dibattito politico, economico e sociale. L’industria della moda, pertanto, deve ripensare le proprie priorità. Ecco in che modo l’azienda di Carpi specializzata in cartellini, etichette, micro packaging ha deciso di rilanciare la filiera.
Ad obiettivi ambiziosi corrispondono aziende altrettanto strutturate. Ed è per questo che la Bulgarelli Production, da 30 anni al servizio delle principali maison della moda per lo sviluppo e la realizzazione di cartellini, etichette, micro packaging e soluzioni personalizzate per abbigliamento e accessori, si impegna da tempo al fine di disporre di una filiera sostenibile. Una condizione, quella dell’azienda italiana con quartier generale a Carpi, che ha permesso all’azienda di porsi l’obiettivo di diventare la prima azienda del settore a impatto zero entro il 2021.
“Il nostro successo si fonda sulla volontà di investire in innovazione e nella ricerca di nuovi materiali e tecnologie”, ha spiegato Davide Bulgarelli, titolare dell’azienda che si appresta a chiudere il 2019 con ricavi in crescita del 20 per cento. “Oggi però il fine dell’industria non è più solo offrire prodotti superiori per estetica e qualità. Questo ormai lo diamo per scontato: il vero obiettivo è riuscire a produrre limitando al minimo il proprio impatto e adottando politiche e comportamenti virtuosi, nel rispetto delle persone e dell’ambiente”.
Una visione, questa, condivisa da qualche anno ormai da tutti i principali player del settore, che hanno fatto della sostenibilità il fulcro del proprio codice etico e la base di ogni decisione strategica. Basta aprire le homepage di grandi gruppi come Kering o Lvmh per rendersi conto di quanto questo tema sia centrale nelle attività e nella comunicazione aziendale.
“Abbiamo cominciato anni fa a impegnarci in prima persona per ottimizzare i processi produttivi e le lavorazioni, migliorando la gestione dei rifiuti (per esempio attraverso il riutilizzo degli sfridi e degli scarti di produzione), riducendo i consumi energetici e installando un impianto fotovoltaico sul tetto dell’edificio”.
A ciò si aggiungono le certificazioni che comprendono, oltre a quella sulla qualità ISO 9001, anche la FSC (Forest Stewardship Council), che si riferisce al fatto che tutta la carta utilizzata in FSC è ottenuta da legno proveniente da foreste gestite in modo sostenibile e responsabile, e la SA 8000 (Social Accountability), che riguarda invece il modello di gestione di impresa in relazione a tutela dei diritti umani e del lavoratore, sicurezza degli ambienti di lavoro, lotta alle discriminazioni e allo sfruttamento del lavoro minorile. Un modello di condotta che si applica non soltanto all’azienda certificata, ma anche a tutti i fornitori e collaboratori coinvolti. Qualcosa che va ben oltre la semplice condivisione di valori. “A chi lavora con noi e per noi chiediamo il rispetto di regole severe, dalla completa tracciabilità delle materie prime alla totale trasparenza per quanto riguarda i metodi produttivi e il rapporto con dipendenti e collaboratori”, ha proseguito Bulgarelli. “Vogliamo essere da esempio per far sì che anche altri si convincano della necessità di operare in modo sostenibile, contribuendo alla creazione di un circolo virtuoso che coinvolga tutta la filiera”.
Una serie di interventi utili ma non sufficienti, secondo l’imprenditore che precisa: “Per noi questo è stato solo l’inizio”.
Così, tra le più recenti iniziative della Bulgarelli Production, si aggiunge la collaborazione con Phoresta, un’associazione italiana senza fini di lucro che si propone di contrastare il riscaldamento globale e la deforestazione. La partnership, che va oltre la normale attività aziendale, ha come obiettivo il rimboschimento e la salvaguardia delle aree boschive in Italia e nel mondo, a compensazione delle emissioni causate dalle attività industriali. “Collaboriamo con la onlus Phoresta – ha specificato il manager – per la compensazione delle emissioni di CO2 emesse dalla nostra azienda e dai nostri collaboratori, avendo già compensato con crediti di carbonio l’anno 2018”.
Un caso, quello di Bulgarelli, che testimonia come un modello di sviluppo sostenibile sia non solo possibile, ma sia anche già (quasi) realtà.