I colossi del lusso rafforzano la loro filiera a colpi di acquisizioni, in una partita che vede l’Italia e Francia come aree privilegiate (e ad alto tasso di know how) in cui strutturarsi. Lo confermano le recenti operazioni targate Chanel ed Hermès, chiamate a rispondere adeguatamente alla domanda di leather goods e abbigliamento.
La maison dalla doppia C, si legge su Wwd che ha tratto le informazioni dall’annual report, “ha rilevato il 40% di Renato Corti, una delle più grosse manifatture italiane di accessori in pelle con stabilimenti a Firenze e Milano, e il 40% di Mabi, un altro produttore di borse high-end con poli a Firenze e a San Daniele. Il gruppo ha inoltre acquisito il 34% di Grandis, realtà che raggruppa 12 laboratori in Francia che coprono i segmenti della sartoria, flou, lingerie, costumi da bagno e pelle”. Le tre acquisizioni, completate lo scorso gennaio, rappresentano un investimento totale di 169 milioni di dollari (circa 154 milioni di euro). Bruno Pavlovsky, presidente della divisione moda di Chanel e presidente di Chanel Sas, ha spiegato come questi investimenti si inseriscano in una politica di tutela e conservazione del know-how tradizionale, “con l’ingresso di produttori specializzati che necessitano di nuovi investimenti nella filiale Paraffection, che ora impiega 5mila persone in 30 società”.
“Se vogliamo rimanere il leader del lusso per i prossimi 20 anni – ha dichiarato Pavlovsky a Wwd -, dobbiamo fare investimenti e correre rischi in aree che consideriamo fondamentali per il futuro. Non stiamo necessariamente cercando di acquisire più aziende, ma piuttosto cerchiamo di garantire che questi fornitori rimangano importanti contribuenti allo sviluppo dei nostri prodotti”.
La notizia arriva a pochi mesi di distanza dalla conferma dell’acquisizione, da parte di Chanel, della conceria toscana Samanta, azienda attiva nel distretto delle pelli di Santa Croce, nello specifico a Ponte a Egola, frazione del comune di San Miniato (Pisa). Il marchio francese, nel settembre 2018, aveva finalizzato l’acquisizione del 100% della conceria spagnola Colomer, deal successivo al controllo della maggioranza di Megisserie Richard nel 2016 e all’acquisto della francese Bodin-Joyeaux nel 2013.
Quanto a Hermès, il gigante parigino si rafforza inaugurando nuove strutture produttive. La maison si prepara infatti ad aprire un secondo stabilimento dedicato alla pelletteria nelle Ardenne. I lavori, partiti nel polo produttivo di Tournes-Clirone, dovrebbero essere ultimati nel 2022. A regime, il nuovo polo darà lavoro a 250 nuovi addetti, che verranno formati internamente. Se si tiene conto anche del sito di Bogny-sur-Meuse, inaugurato nel 2004, Hermès impiegherà oltre 500 persone nelle Ardenne. Dal 2010 a oggi il gruppo guidato da Axel Dumas ha aperto nove stabilimenti per la pelletteria e reclutato oltre 2.100 artigiani, superando in totale i 3.400 addetti fra pellettieri e sellai. Nel 2020 è prevista l’inaugurazione del sito di Guyenne (nella Gironda), cui seguiranno nel 2021 quelli di Montereau (Seine-et-Marne) e Louviers, nel dipartimento dell’Eure.
Nel primo semestre dell’anno, Hermès ha registrato utili netti in crescita del 7% per 754 milioni di euro, a fronte di ricavi in aumento del 15% per 3,28 miliardi. I profitti operativi sono passati da 1,04 a 1,14 miliardi, portando il margine operativo al 34,8%, quindi vicino al record del 34,9% della prima metà del 2018.