Un passo in avanti verso l’economia circolare. Viene definito così dalla stampa internazionale l’accordo tra Burberry e The RealReal, un programma pilota che offrirà un ‘premio’ alle persone che vendono capi della griffe britannica su The RealReal. La griffe inglese, dunque, non venderà direttamente i suoi prodotti tramite il sito, ma premierà i clienti che lo fanno: chi usufruirà della piattaforma otterrà, infatti, un incentivo per nuovi acquisti in 18 punti vendita americani di Burberry, dove è prevista un’esperienza di shopping personale esclusiva.
“Speriamo non solo di sostenere un futuro più circolare – ha dichiarato in una nota Pam Batty, vice president della corporate responsibility di Burberry -, ma di incoraggiare i consumatori a prendere in considerazione tutte le opzioni a loro disposizione quando stanno cercando di rinnovare i loro guardaroba”.
La maison britannica, aggiunge Wwd, non fornirà a The RealReal stock di prodotti invenduti né creerà per il reseller di lusso dei prodotti esclusivi.
“Un marchio storico come Burberry che abbraccia l’economia circolare dimostra il potere dell’impatto del mercato dell’usato sia sul lusso sia sul pianeta”, ha dichiarato Julie Wainwright, CEO di The RealReal.
Secondo le stime di GlobalData il mercato della moda usata supererà i 50 miliardi di dollari (45,5 miliardi di euro) nel 2023, in crescita dai 24 miliardi circa generati lo scorso anno. Stando alle previsioni di ThredUp, il valore dell’usato dovrebbe superare quello del fast fashion entro il 2028. Il resale, secondo la ricerca, dovrebbe guadagnare sempre più spazio nel guardaroba delle persone (crescendo dall’attuale 6% all’11% nel 2022) e, soprattutto, in quello dei consumatori ‘high spending’, che oggi rappresentano il 12% dell’audience e sono pronti a raddoppiare le proprie spese in 5 anni.
The RealReal, fondato a San Francisco nel 2011 da Julie Wainwright, conta 9 milioni di utenti unici e più di 8 milioni di prodotti venduti all’anno, per un giro d’affari stimato di 500 milioni di dollari. Il gruppo Usa ha debuttato a Wall Street lo scorso giugno.
A trainare l’usato concorrono più fattori: l’interesse dei Millennials verso uno shopping più consapevole (i giovani tra i 18 e i 24 anni generano il 40% degli acquisti di seconda mano), la volontà di impegnarsi in un’ottica di riciclo e sostenibilità, ma anche fattori più concreti come la competitivà dei prezzi e la voglia di sfoggiare uno stile personale.
In termini di sostenibilità, l’accordo con The RealReal è solo l’ultima delle iniziative di Burberry, che, entro il 2025, dirà addio alla plastica, in linea con le regole del New Plastics Economy Global Commitment della Ellen MacArthur Foundation. Ad oggi l’azienda ha già eliminato la laminazione plastica dai suoi sacchetti per le vendite al dettaglio e i sacchetti in polietilene per coprire i vestiti, risparmiando così 29 tonnellate di plastica.
Nel settembre 2018, infine, la griffe guidata da Marco Gobbetti è diventata la prima casa di moda a impegnarsi pubblicamente a smettere di distruggere i capi invenduti. Pochi mesi prima Burberry aveva suscitato un aspro dibattito comunicando l’eliminazione prodotti finiti per un valore di 28,6 milioni di sterline (oltre 33,5 milioni di euro). Il dato era stato riportato dal bilancio della società.