Burberry segna un altro primato: è la prima casa di moda a impegnarsi pubblicamente a smettere di distruggere i capi invenduti. Il gruppo britannico, negli scorsi mesi, era stato il primo a comunicare in maniera trasparente la distruzione delle rimanenze di magazzino, e quindi prodotti finiti, per un valore di 28,6 milioni di sterline (oltre 32 milioni di euro) nel 2018. Trasparenza che l’aveva portato al centro delle cronache.
“Il lusso moderno consiste nell’essere socialmente e ambientalmente responsabili”, ha commentato l’AD Marco Gobbetti. “Questa convinzione è fondamentale per noi di Burberry, ed è la chiave del nostro successo a lungo termine”.
Il ridotto avanzo di magazzino è oggi una delle carte che il lusso gioca per distinguersi dalle insegne del fast fashion, per le quali lo smaltimento comincia a essere un problema globale in termini di sostenibilità ambientale. Eppure, nonostante la Bbc abbia cercato di contattare 35 realtà operanti nel segmento di fascia alta per chiedere loro quale sia la pratica nel caso delle rimanenze, solo in sei si sono mostrate collaborative, mentre le altre o hanno detto di non poter fornire informazioni o non hanno proprio risposto.
Contestualmente all’annuncio di cui sopra, Burberry ha anche confermato che non utilizzerà più pellicce vere nelle proprie collezioni, tanto che già nell’imminente sfilata di debutto di Riccardo Tisci al timone creativo del brand non se ne conterà la presenza.