Ordinare online grandi quantità di indumenti a costo zero, e farsi recapitare un numero considerevole di prodotti per acquistarne solo una minima parte. O non acquistarli affatto. Sembrano andare in questa direzioni le abitudini di consumo di quanti fanno shopping online, tanto da rendere la gestione dei resi e della logistica a essi connessa la sfida maggiore per i player dell’e-commerce. Secondo il portale Fast Company, entro il 2020 i returns costeranno alle aziende circa 550 miliardi di dollari (circa 450 miliardi di euro) a livello globale, il 75% in più rispetto a quattro anni fa. Stando a un report di Appriss Retail, nei soli Stati Uniti nel 2018 il valore dei prodotti resi è stato monstre: 369 miliardi di dollari, pari al 10% delle vendite.
Cifre come queste mettono in discussione la sostenibilità dei resi gratuiti, pratica che oggi viene definita imprescindibile dai brand che hanno un e-shop. Inoltre, non sono gli unici ‘danni’ da tenere presenti. “Negli Stati Uniti – si legge su Fast Company – il trasporto ha superato le centrali di energia nella produzione di gas serra, la maggior parte dei quali imputabile alle consegne last-mile, ovvero ai furgoni che portano la merce nelle case. Non va inoltre dimenticato il packaging, con l’enorme quantità di scatole di cartone e involucri di plastica che vengono generati nel processo di restituzione”.
Per prevenire l’eventuale ‘bolla dei resi gratuiti’ dovranno cambiare le abitudini dei consumatori. Un sondaggio di Checkpoint Systems con un focus sul mercato inglese ha rivelato che, su poco più di 1.5oo consumatori, oltre un quinto ha ammesso di acquistare vestiti con l’intenzione di indossarli e poi restituirli, un fenomeno chiamato wardrobing. Questa percentuale è pari al 43% nella fascia d’età 16-24 anni e al 39% nella fascia d’età 25-34 anni.
Il wardrobing, spiega la stampa Uk, è un fenomeno in crescita: i consumatori comprano abiti, scarpe e altri articoli con l’intenzione di usarli per un tempo limitato e poi di restituirli. L’abbigliamento è la categoria merceologica più soggetta al wardrobing, seguita dall’elettronica e dalle calzature. Ad oggi questo fenomeno costerebbe alle insegne britanniche circa 1,5 miliardi di sterline (circa 1,7 miliardi di euro).
Spedizioni e resi gratis influenzano le decisioni d’acquisto della maggior parte dei consumatori. Questa aspettativa, che gli e-tailer cercano di soddisfare, rappresenta un costo significativo a livello logistico. Di recente, Amazon e Sephora hanno bannato i consumatori che rendono prodotti troppo spesso, mentre Asos ha dichiarato guerra ai ‘restitutori seriali’ rendendo noto che, “nel caso notasse qualcosa di insolito, indagherà e procederà di conseguenza”.