Non più solo modelli tonici, alti e belli. Sì anche all’uomo con la pancetta, non palestrato e che non segue i classici canoni da copertina. In altre parole, via all’inclusività anche nell’universo maschile, senza stereotipi estetici o psicologici. È questo, sostanzialmente, il nuovo trend evidenziato dal The New York Times che ha analizzato come, ultimamente, le pubblicità e le campagne di comunicazione rivolte agli uomini abbiano smesso di utilizzare modelli dalle misure standardizzate per lasciare spazio all’uomo ‘comune’. Per esempio, nella recente campagna ‘Every bod’ di Hanes, dedicata all’intimo maschile, i protagonisti sono uomini di tutte le forme, età, colori, proprio a indicare come gli abiti, o boxer in questo caso, del marchio siano adattabili a tutti. Anche il brand di underwear Pair of Thieves ha realizzato un video irriverente e un po’ fuori dal comune, con un “cool dad” un po’ dispettoso e oltre gli schemi (e non particolarmente in forma) per promuovere un paio di calzini. Un’altra pubblicità che promuove un concetto di autenticità e libertà di essere se stessi è quella di Bonobos che, attraverso lo spot di 90 secondi ‘Evolve the definition’, cerca di sfatare qualsiasi definizione predefinita della parola “masculine”.
Questa nuova tendenza, o forse sarebbe meglio definirla movimento, fa da eco a quanto, già da diverso tempo, sta accadendo nel mondo femminile. Per esempio, Dolce & Gabbana, Reformation e Alessandra Rinaudo hanno ampliato il proprio range di taglie, mentre Asos espone modelle di qualsiasi taglia sulla propria piattaforma. Un altro caso eclatante è quello di Victoria’s Secret che negli ultimi anni ha attirato parecchie critiche per la propria mancanza di inclusività in passerella. Abercrombie&Fitch, vittima delle stesse critiche, l’anno scorso ha dato il via alla propria svolta inclusiva.