In un anno di forti cambiamenti per il settore conciario, l’azienda guidata da Alessandro Iliprandi ha continuato a crescere. Merito dei grandi brand e del ritorno alla produzione in Italia. E per il 2019, spiega l’imprenditore, gli investimenti continueranno anche nel green.
Il 2018 si è concluso da poco: che anno è stato per Bonaudo?
È stato un anno positivo, in cui abbiamo registrato ancora una volta una crescita. Un fatto particolarmente rilevante e non scontato, considerato il periodo di forte cambiamento nel mercato.
A cosa si riferisce, nello specifico?
I consumatori, in questo 2018 più che mai, hanno dimostrato di voler acquistare principalmente prodotti di marca. Gli acquisti sono stati catalizzati e indirizzati pressoché totalmente verso i brand: questo è dipeso in gran parte dal tipo di clientela – cinese, per lo più – e dalle modalità di acquisto, in cui il web la fa sempre più da padrone. In altre parole, bisogna abituarsi all’idea che i clienti non acquistano più prodotti non riconoscibili.
Per la vostra conceria, questo cosa ha significato?
Un aumento dei volumi, da una parte, e dall’altra una diminuizione del numero dei clienti. Ormai lavoriamo essenzialmente con i brand, i quali, tra il 2017 e il 2018, hanno vissuto a propria volta dei grandi cambiamenti, spesso radicali, al vertice stilistico delle maison.
A livello di mercati, invece, cosa è cambiato?
La crescita è arrivata dall’Italia e dalla Francia, dove sono basati e dove producono i principali gruppi al mondo del lusso. Credo si possa a tutti gli effetti parlare di un ritorno alla produzione in Europa, dopo il periodo delle delocalizzazioni. I brand, fortunatamente, negli ultimi tempi hanno acquisito consapevolezza di quanto forte sia il valore di un prodotto made in Italy.
E in termini di categorie merceologiche, invece, da quali prodotti avete avuto più soddisfazioni?
Dalla pelletteria, sicuramente. Ma si stanno iniziando a delineare anche i primi segnali di ripresa delle calzature eleganti. Mentre l’abbigliamento classico in pelle, purtroppo, continua a faticare.
I dati del comparto conciario, presentati alla più recente edizione di Lineapelle, parlano di una flessione sia in termini di volume che di valore…
Il motivo è da rinvenire, principalmente, nel calo dell’export verso i mercati asiatici e nella flessione del settore automotive, dopo anni di continua crescita. Riguardo alla clientela cinese, in questi anni, ha cambiato l’approccio al mercato indirizzandosi anch’essa solo verso prodotti logati.
La sostenibilità è da sempre parte del dna dell’azienda. A cosa state lavorando in questo 2019 in termini di approccio green?
L’impegno per ridurre l’impatto ambientale è uno dei nostri maggiori obiettivi ed è una politica che ci ha contraddistinto da sempre come azienda all’avanguardia. I brand oggi sono molto attenti alle tematiche legate alla sostenibilità, in modo da garantirsi una filiera produttiva tracciata e sostenibile. Per questo motivo stiamo lavorando, insieme ad Unic, a una certificazione che valuti l’impatto ambientale di Bonaudo, attraverso parametri precisi.