L’inadeguatezza della supply chain di Adidas getta un’ombra sull’outlook del colosso tedesco dello sportswear, che scivola in borsa nonostante un 2018 in crescita. Nei 12 mesi il gruppo guidato da Kasper Rorsted ha registrato ricavi per 21,9 miliardi di euro, in crescita del 3,3% a cambi correnti (+8% a cambi costanti) e profitti in aumento da 1,1 a 1,7 miliardi. Trainante la performance del brand Adidas, che segna un +4,5%, mentre le vendite di Reebok lasciano sul terreno oltre 8 punti percentuali. È caratterizzata dal segno più anche la performance del quarto trimestre d’esercizio, con ricavi per 5,23 miliardi di euro (+3,5%) e profitti per 108 milioni, che si confrontano con il rosso di 41 milioni dell’ultimo trimestre del 2017 e che superano gli 88 milioni attesi dal consensus Thomson Reuters.
Tasto dolente del bilancio annuale la performance del mercato europeo, che perde quasi il 6% (per confronto nei sei mesi al 30 novembre scorso, l’Area Emea segna un +10% nel bilancio della rivale Nike), mentre il Nord America e l’Asia-Pacific evidenziano, rispettivamente, una crescita del 10,4% e dell’11 per cento.
In mattinata le azioni di Adidas perdevano oltre 5 punti percentuali alla Borsa di Francoforte. A pesare sul titolo sono la concorrenza di Nike nel Vecchio Continente e la guidance 2019, anno in cui alcune carenze della supply chain di Adidas potrebbero impattare negativamente sulle vendite. Nell’anno in corso il gruppo tedesco stima vendite in crescita tra il 5% e l’8% a cambi costanti. Tuttavia, si legge nella nota ufficiale, “pur registrando una forte crescita della domanda di apparel a prezzo medio, Adidas non sarà in grado di soddisfare immediatamente questa richiesta a causa di alcune carenze nella catena di approvvigionamento. Di conseguenza, la crescita sarà penalizzata, soprattutto in Nord America, nella prima metà dell’anno”. L’impatto sull’andamento del 2019 dovrebbe essere di 1-2 punti percentuali. La progressione del primo semestre del 2019, spiega sempre Adidas, dovrebbe attestarsi nel range del 3-4% nella prima metà dell’anno , per poi “accelerare nei mesi successivi, quando la società sarà in grado di bilanciare l’offerta”.
Adidas non è entrata nel merito della natura dei problemi della supply chain, ma i limiti della capacità produttiva hanno generato lo scetticismo degli analisti, solo parzialmente compensato dall’aumento dei dividendi che la società pagherà ai suoi azionisti. Nel general meeting del prossimo 9 maggio, infatti, Adidas staccherà una cedola da 3,35 euro per dividend-entitled share, il 29% in più d quanto accaduto nel 2017.