È effettivo da ieri il regolamento Ue che pone fine al geoblocking (Regolamento 302/2018, entrato in vigore a marzo ed applicabile dal 3 dicembre), cambiando le carte in tavola per l’e-commerce in Europa. Il geoblocking inquadra, infatti, le restrizioni allo shopping online che scattano se non si è residenti nel Paese del venditore o se si usa una carta di un’altra nazione.
Con la rimozione delle ‘frontiere d’acquisto’, gli utenti non si troveranno più di fronte all’impossibilità di ordinare un bene (o un servizio) per motivi riconducibili a blocchi geografici. Il cliente potrà liberamente acquistare nel Paese che reputa più conveniente, senza essere reindirizzato a un dominio locale. Di conseguenza, le catene e i grandi store che si rivolgono ai clienti di più Paesi dovranno, con ogni probabilità, uniformare le promozioni. Qualora il cliente si trovasse in un’area non coperta dal servizio di consegna, il venditore sarebbe inoltre chiamato a proporre un compromesso accettato da ambedue le parti per la spedizione.
Il nuovo impianto legislativo è parte del progetto di creazione del Mercato unico digitale. Fino ieri, riferiscono i dati della Commissione Europea, circa il 63% dei portali web visualizzabili nella Ue prevedeva filtri capaci di dissuadere gli utenti dall’acquisto in un Paese diverso dal proprio.
La misura non riguarda esclusivamente gli store che vendono prodotti, ma anche tutte quelle realtà che offrono servizi, a partire da quelli legati al turismo. Il principio della territorialità resterà, invece, in vigore per prodotti audiovisivi o coperti da copyright come e-book, musica, videogiochi e software, per i quali l’Unione europea potrebbe mettere a punto una riforma entro il 2020. Inoltre, spiega Il Sole 24 Ore, “la Commissione riconosce la legittimità del geoblocking quando è motivato da ostacoli oggettivi, come i costi extra che possono derivare da consegne o l’applicazione di regole previste all’estero”.
Secondo i dati diffusi da Ecommerce News, nel 2018 il mercato dell’e-commerce europeo dovrebbe raggiungere un giro d’affari da 602 miliardi di euro, in aumento del 13% rispetto al 2017.