Il Bangladesh fa retromarcia in materia di sicurezza sul lavoro nelle aziende tessili. Secondo quanto riportato dal portale Ucanews, infatti, il 30 novembre chiuderà i battenti l’ufficio di collegamento Accord on Fire and Building Safety di Dacca, la capitale del Paese, nato nel 2013 a seguito della tragedia del Rana Plaza. A decretarne lo stop è stata la Corte Suprema del Bangladesh, che si è pronunciata a favore del proprietario di una fabbrica di abbigliamento, al quale erano state contestate, dallo stesso ufficio, norme inadeguate per la sicurezza dei suoi impianti.
“Le conseguenze della chiusura dell’ufficio di collegamento di Accord on Fire and Building Safety saranno significative, immediate e dannose”, ha dichiarato a Reuters il vice direttore Joris Oldenziel, precisando che l’agenzia (nata come braccio operativo dell’accordo omonimo) opererà ora a distanza, dai Paesi Bassi.
Nell’ottobre 2017, il governo del Bangladesh aveva concordato di estendere fino al 31 maggio 2021 l’attività del Bangladesh Accord on Fire and Building Safety, che doveva inizialmente concludersi nel maggio 2018. La chiusura prematura del liaison office lascerebbe i lavoratori in circostanze non sicure, con un controllo meno tempestivo delle norme di sicurezza vigenti nelle aziende.
Tra i primi a commentare la disposizione della Corte Suprema, anche l’ente non governativo Campaña Ropa Limpia, che ha spiegato come il Paese rischi di vanificare 5 anni di progressi in materia di sicurezza nelle fabbriche tessili.
Nel 2013, il crollo del Rana Plaza, edificio commerciale di Dacca in cui operavano diverse manifatture di abbigliamento, è costato la vita a oltre 1.100 persone, facendone il più grave incidente avvenuto in una fabbrica tessile nella storia.