La città si conferma capitale della moda portoghese, votata ai mercati internazionali. Il mix tra passerelle e spazi espositivi facilita lo scambio di contatti, in attesa della svolta sostenibile.
Probabilmente non sarebbe sbagliato asserire che ogni settimana, in qualche parte del mondo, sia in corso una fashion week. Negli ultimi anni ai canonici ‘Fab Four’ (New York, Londra, Milano e Parigi), si sono aggiunti appuntamenti in qualsiasi Paese sia in grado di vantare un minimo di abilità sartoriale. L’ultima edizione di Portugal Fashion (18-20 ottobre) ha saputo distinguersi per la capacità di sostenere e promuovere concretamente brand stilisticamente credibili e, soprattutto, realmente attivi nei mercati internazionali. Se in passato la settimana della moda portoghese ha incluso anche una tappa nella capitale, stavolta la scena è stata lasciata unicamente a Porto. “Portugal Fashion si è evoluta per essere più internazionale – ci tiene subito a spiegare Paula Correia Morais, CEO della manifestazione – inoltre la città è sicuramente più strategica essendo vicina alle aziende specializzate nel settore tessile, storicamente situate nella zona nord del Paese”.
Se la kermesse ModaLisboa rispecchia maggiormente il gusto tradizionale dello stile portoghese, Portugal Fashion ospita invece designer cosmopoliti, alcuni dei quali hanno preferito iniziare la propria carriera all’estero prima di tornare in patria: “Sophia Kah e Marques’Almeida sfilano a Londra e ora per la prima volta sono presenti nel nostro calendario. Lo stilista Jùlio Torcato ha scelto di festeggiare con noi i suoi 30 anni di carriera”, racconta Correia Morais sottolineando quanto l’evento sia un mix tra creatività e business, facendo leva sulle reali possibilità di stabilire nuovi contatti grazie alla singolare organizzazione scelta dal suo staff. Gli ampi spazi all’interno del centro congressi Alfândega, struttura a pochi minuti dal centro di Porto, non hanno accolto solo le oltre 30 sfilate in calendario, ma anche una fiera espositiva in cui i brand hanno potuto presentare le proprie collezioni per tutta la durata della manifestazione. Non solo proposte apparel, ma anche calzature, accessori, gioielli e, soprattutto, l’opportunità di entrare in contatto diretto con marchi già affermati o emergenti. Ai nuovi talenti è stata dedicata la sezione ‘Bloom’ in cui una dozzina di marchi ha avuto modo di sfilare per la prima volta davanti a stampa e buyer internazionali. Cosa bolle in pentola per la prossima edizione? “A marzo – spiega la CEO – includeremo per la prima volta una sezione pensata per il kidswear aperta ai marchi adulti con proposte bambino e alle griffe specializzate. Siamo stati sollecitati da molte realtà imprenditoriali che stanno crescendo velocemente; stiamo selezionando attentamente le numerose candidature prediligendo i marchi di fascia alta, coerentemente alle proposte uomo e donna”. Sulle passerelle co-ed di Porto le diversità fisiche sono state ampiamente rappresentate, specularmente a quando accade da alcune stagioni nelle tradizionali capitali della moda, ma si può migliorare: “Abbiamo iniziato a parlare di inclusività e dalla prossima edizione ci apriremo maggiormente anche nel campo della sostenibilità, oggi imprescindibile”, conclude la manager.
di Marco Caruccio