Forte di un fatturato in costante crescita (2,3 miliardi di euro nel 2017, in aumento dell’8,7% rispetto all’esercizio precedente) il gruppo Calzedonia è costantemente indicato tra le aziende candidate alla Borsa. Sandro Veronesi, fondatore e patron del gruppo veneto, riflette sul valore di un’azienda leader nel mondo della lingerie, forte nella tradizione, ma con brand che, dopo l’Italia, si apprestano a conquistare i grandi Paesi oltre confine, in primis Cina e Stati Uniti.
C’è la possibilità di una quotazione in Borsa del gruppo Calzedonia? Se dovesse dare un multiplo quale sarebbe e perché?
Non è nei nostri disegni a breve, io ho dei figli quindi ci penseranno loro se andare in Borsa o meno. Da proprietario, un multiplo lo vedo molto alto anche perché questa azienda è sempre cresciuta. Dà cifre importanti: 2 miliardi non sono importanti per l’America, ma lo sono in Italia, può crescere ancora tanto.
Visto il recente successo degli ultimi anni come può ancora crescere il gruppo Calzedonia?
Abbiamo tantissime strade di crescita, il mondo è ancora grande. Intanto, con i brand principali, Intimissimi, Calzedonia e Tezenis abbiamo appena iniziato ad aprirci sui grandi mercati del mondo quali Stati Uniti e Cina. In più, ci sono i nuovi marchi Falconeri, Atelier Emè e, in un altro campo, Signorvino, che sono appena nati, hanno ancora pochi negozi, stanno ancora mettendo a punto il loro format.
In un momento di crisi del low cost quali sono gli errori da non commettere?
Non so quanto si possa parlare di crisi o magari di un comprensibile assestamento di una crescita molto forte verificatasi negli ultimi anni. Tra gli errori da non commettere c’è sottovalutare questo fenomeno. I brand italiani hanno sofferto molto per la crescita di realtà come Inditex e H&M. Già l’utilizzo del termine ‘fast fashion’ sottintende qualcosa di dispregiativo. I termini ‘moda accessibile’ e ‘moda low cost’ sono molto più appropriati, e queste aziende hanno saputo dare tanto dal punto di vista dei servizi, di immagine, prendendo grande spazio sul mercato. Oggi ci sono tanti tipi di moda: la gente vuole vestire bene, ma non pagare troppo, c’è chi preferisce spendere in tecnologia, viaggi, esperienze. Ci sono marchi fast fashion che sono riusciti a dare un rapporto qualità-prezzo alto, chi invece ha dato ad un prezzo basso una qualità ancor più inferiore chiaramente ha avuto meno successo. Il tema qualità è molto ampio, tocca la materialità del capo, il servizio, il tipo di comunicazione, ci sono tanti ingredienti. Penso che il cliente nelle varie gamme della sua possibilità di spesa sia alla ricerca di un rapporto qualità-prezzo elevato, e con ‘qualità’ intendo tantissime cose.
Come procede il nuovo progetto retail Intimissimi Uomo?
Procede bene. Sicuramente, l’uomo dedica meno attenzione rispetto alla donna alla scelta dell’abbigliamento intimo. Anche per questo c’è molta meno offerta sul mercato. Una volta c’erano le vecchie mercerie specializzate, ma ora sono un po’ sparite. Pur non rappresentando un pubblico vastissimo, sempre più uomini sono coscienti dell’importanza di avere un intimo in cui stare bene, con performance tecniche e un look moda aggiornato. Siamo convinti che possa essere un mercato interessante e c’è poca concorrenza.
di Marco Caruccio