L’azienda italiana con oltre 40 anni di esperienza continua a investire in ricerca e sviluppo per fibre e soluzioni tecniche d’avanguardia. Tra i progetti, un articolato programma per la sostenibilità e partnership con brand moda tra cui quella con Sease, svelata in anteprima a Pitti Uomo 94.
Sostenibilità non solo per migliorare le performance ambientali ed economiche, ma anche come incentivo per la ricerca e lo sviluppo di nuove fibre all’avanguardia. È questa la visione di Fulgar, l’azienda mantovana da oltre 200 milioni di euro, leader nella produzione di poliammide (nylon) 6,6 che, da quasi un decennio, fa della sostenibilità un elemento imprescindibile del proprio business. “Il nostro impegno in ambito green è iniziato circa dieci anni fa, con la redazione del primo bilancio ambientale”, ha spiegato a Pambianco Magazine Alan Garosi, marketing manager di Fulgar, che continua: “Abbiamo concretizzato due progetti: il primo riguardante il sistema produttivo dell’azienda, con l’adozione di politiche che ci permettono di essere non solo più ecofriendly, ma anche più efficienti; il secondo, invece, è incentrato sull’output e, quindi, sulla realizzazione di prodotti che interpretano e anticipano le esigenze del mercato”. Un mercato sempre più esigente in termini di materiali sostenibili per il quale Fulgar, consapevole di ciò, ha saputo sfruttare la propria expertise trasformandosi da fornitore a vero e proprio partner per la realizzazione e lo sviluppo di nuove idee e prodotti destinati al mondo dello sportswear, del fast fashion e ai grandi nomi del lusso. Il primo prodotto green targato Fulgar è stato Q-NOVA®, ovvero la fibra ecosostenibile ottenuta esclusivamente con materie prime rigenerate e completamente tracciabile. Uno degli ultimi marchi ad averla scelta è stato ARKET, il brand del colosso del fast fashion H&M, che l’ha utilizzata per la sua collezione yoga. Alla fibra riciclata si aggiunge EVO®, l’innovativo filato bio-based che ha origine da un biopolimero costituito da semi di ricino. Tra le sue applicazioni troviamo quella con il brand urban e sportswear con focus sostenibilità e performance Sease, di Giacomo e Franco Loro Piana, che, proprio durante Pitti Uomo 94 presso il Campo Base allestito nella Polveriera, presenterà alcuni capi realizzati con questo filato, dando risalto, tramite un evento ad hoc il 12 giugno, a Fulgar e al filato bio-based EVO®. Ma non è tutto. A completare il portfolio dei prodotti sostenibili si è aggiunto di recente AMNI SOUL ECO®, il primo filato di poliammide biodegradabile al mondo, frutto della collaborazione con il gruppo belga Rhodia-Solvay. Questo è il prodotto più sperimentale dell’azienda, nato con il proposito di esplorare il mondo dei materiali ecocompatibili e biodegradabili, vera e propria novità per il settore. “Tra i programmi futuri abbiamo intenzione di studiare ed elaborare nuovi materiali e sistemi tecnologici di produzione che coniughino performance e sostenibilità ambientale con l’obiettivo di rispondere e, possibilmente, anticipare le esigenze del mercato. Puntiamo anche a studiare nuovi prodotti con performance specifiche, che possono essere di origine organica o di riciclo di altri materiali, ma anche diversi dalla poliammide”. Sono molte le azioni di Fulgar volte alla sostenibilità, come il riciclo del packaging, il riutilizzo delle risorse idriche all’interno dell’azienda e un sistema di trasporto elettrico per gli spostamenti interni. Le certificazioni rappresentano quindi una conferma dell’impegno virtuoso di Fulgar in questo ambito. L’azienda, per esempio, è l’unico produttore di poliammide al mondo ad aver ottenuto l’etichetta EU-Ecolabel, il marchio europeo che premia i migliori prodotti e servizi dal punto di vista ambientale, analizzandone l’impatto lungo l’intero ciclo di vita. Etichetta che si affianca alla recente certificazione LCA (Life Cycle Assessment), un’ulteriore prova che prende in considerazione l’intero processo produttivo di un’azienda. L’ultima ottenuta da Fulgar, ma solo in ordine di tempo, è Higg Index, l’indice promosso da SAC (Sustainable Apparel Coalition) il cui obiettivo è creare uno strumento unico al servizio di tutti gli operatori della filiera per valutare l’impatto ambientale del ciclo di vita di un capo. Infine, “Le certificazioni legittimano quello che noi facciamo e dichiariamo. Quelle che ci contraddistinguono sono riconosciute a livello internazionale, pertanto i brand si approcciano a noi ancora più facilmente e con più fiducia”, ha concluso Garosi. Un caso, quello di Fulgar, che testimonia come l’Italia sappia essere in prima fila non solo a valle della filiera, ma anche a monte, rispondendo prontamente, e spesso in maniera anticipata, alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.