Manca ancora la prova, ma gli indizi cominciano a essere importanti. E il colpevole si nasconde elegantemente dietro all’acronimo co-ed, la sigla che indica le scuole britanniche con classi miste maschietti e fanciulle. Nella moda, è diventato l’identificativo della sfilata unificata “uomo-donna’, una tendenza che due anni fa è arrivata come un ciclone sul sistema delle passerelle mondiali, e ha imposto, in un tempo estremamente rapido, un ripensamento dell’intera catena di produzione e proposizione del prodotto. Alla base del cambiamento c’è l’azzeramento dei tempi e degli spazi imposto da internet e social network, con la conseguenza che tutte le iniziative, e in particolar modo gli eventi, diventano “consumer”. In sostanza, ogni show diventa “lo” show del brand, ed è irrilevante la tipologia di prodotto presentata (uomo, donna o bambino). Questa segmentazione, che aveva senso soprattutto per il trade, perde progressivamente significato. Tutto ciò ha comportato una situazione di evidente difficoltà per le manifestazioni dedicate alla moda maschile. I dati degli eventi estivi sull’asse Firenze-Milano sono piuttosto emblematici. Pitti Immagine Uomo ha registrato un tangibile calo. Discorso simile per l’edizione di metà giugno di White. I numeri della fiera milanese riflettono ciò che è stata la relativa Milano Fashion Week, per la quale le defezioni e i rimandi (a settembre, quando le passerelle si accoppieranno con la donna) si sono concretizzati in un calendario in versione long week end. Alla luce di questi numeri, è stato facile interpretare le parole di Raffaello Napoleone, AD di Pitti Immagine, quando, in un evento a metà giugno, ha espresso ad alta voce la riflessione sulla necessità di un “aggiornamento” dello scacchiere degli eventi. Pochi giorni dopo, Massimiliano Bizzi, fondatore di White, ha auspicato apertamente una soluzione di sistema per gli appuntamenti di gennaio e giugno (cioè quelli dell’uomo), “prima che altre capitali della moda prendano il sopravvento”. è forse il momento di prendere in considerazione la possibilità di un diverso schieramento della moda italiana nel corso dell’anno, partendo dalla domanda di base: è ancora sostenibile il tradizionale sdoppiamento uomo-donna che porta a quattro appuntamenti simmetrici (sfilate, presentazioni, eventi e fiere) gennaio-febbraio e giugno-settembre? È evidente che l’accelerazione delle cose è ben superiore alla abituale velocità di adeguamento del sistema. Ma l’accelerazione fa parte integrante degli scenari odierni. Se si avverte la necessità di un riordino, per quanto traumatico, è meglio decidere da sé le modalità e i tempi. Prima che sia il mercato globale ad arrivare, imponendo le sue condizioni.
David Pambianco