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Borsa, anno in discesa

Borsa, anno in discesa

Di Redazione
21 Gennaio 2016

Sono stati dodici mesi all’insegna dell’assestamento per le griffe quotate. Una ‘normalità’ che caratterizzerà anche il 2016. Europa meglio di Usa e Asia.

Il 2015 non è stato un anno positivo per quanto riguarda l’andamento della moda e del lusso sulle Borse mondiali. In realtà, è stato un anno di assestamento: dopo le importanti crescite verificatesi negli anni precedenti, le griffe hanno subito un rallentamento che le ha riportate a una condizione di normalità.
Europa a due velocità
Considerando il valore dei titoli al 31 dicembre 2015 (e la variazione dal primo gennaio), il migliore in Europa è Adidas che ottiene una crescita del 59,3 per cento. Un incremento importante che poggia anche sulle aspettative relative all’esercizio appena iniziato: “Il 2016 sarà un anno d’oro per Adidas”, ha dichiarato il CEO Herbert Hainer. Medaglia d’argento è Ovs, gruppo di abbigliamento che si è quotato il 2 marzo 2015. Dopo dieci mesi di quotazione, vale il 56,6% in più. Il CEO Stefano Beraldo, durante il ventesimo convegno Pambianco, ha dichiarato: “Attraverso due private equity e la recente quotazione in Borsa siamo cresciuti, riuscendo a posizionarci non più solo come un’insegna, ma come un brand a tutti gli effetti”. Geox si aggiudica il terzo posto con una crescita pari al 51,1%, anche grazie all’utile netto triplicato nei primi nove mesi del 2015: nello stesso periodo del 2014 era pari a 4,5 milioni di euro, nel 2015 raggiunge quota 17,1 milioni.
All’altro estremo della classifica europea, al terzultimo posto c’è Italia Independent, la società che fa capo a Lapo Elkann, il cui core business resta l’occhialeria, e che nel 2015 ha ripiegato (-23,8%) calando vistosamente nella seconda parte dell’anno. In penultima posizione c’è Burberry che ha perso il 25,1 per cento. Chiude la classifica il gruppo Aeffe, cui fanno capo, tra gli altri, i marchi Alberta Ferretti e Moschino. Il calo, pari al 32%, potrebbe essere dovuto a una serie di investimenti realizzati per conferire maggiore visibilità ai brand del gruppo.
In generale, il multiplo enterprise value (Ev) su ebitda in Europa è pari a 15 (cioè, la Borsa riconosce un valore alla società quotata pari a 15 volte il suo margine operativo lordo). Sotto questo aspetto, si segnala il buon risultato di Mulberry che raggiunge un multiplo di 43, mentre per Safilo, Jimmy Choo e Hugo Boss si tratta di valori molto più bassi: il rapporto raggiunto è, rispettivamente, pari a 7, 8 e 9 volte.

TABELLA_01

GLI USA NON BRILLANO
In testa alla classifica statunitense c’è Limited Brands, gruppo cui fa capo, tra gli altri, il marchio Victoria’s Secret: sull’anno è cresciuto del 38,7 per cento. La medaglia d’argento va al colosso dello sportswear Nike che ha messo a segno una crescita pari al 32,9 per cento. Del resto, il marchio statunitense ha annunciato l’obiettivo di raggiungere un fatturato pari a 50 miliardi di dollari nel 2020, sostenuto dalle vendite dell’abbigliamento e degli accessori femminili: nei prossimi cinque anni, dovrebbero passare da 5,7 miliardi a 11 miliardi di dollari. Al terzo posto, si piazza Under Armour, gruppo americano di activewear con base a Baltimora, che ha messo a segno una crescita del 20,5 per cento. Under Armour, che quest’anno spegne la ventesima candelina, secondo Bloomberg Businessweek è tra le 50 aziende da tenere sott’occhio nel 2016.
La cosa che colpisce è che Limited Brands, Nike e Under Armour sono gli unici tre titoli presenti nella classifica statunitense ad aver messo a segno una performance positiva. Il panorama generale, infatti, è di calo. All’ultimo posto c’è Fossil: è il titolo che è calato di più, perdendo ben il 66,9 per cento. Penultimo è Pvh Corporation: il titolo ha perso il 65,9 per cento. Terzultima posizione, invece, per Kate Spade che sull’anno ha perso il 44,8 per cento. Il multiplo Ev/ebitda negli Stati Uniti è pari a 12. Si segnala il buon risultato di Under Armour e Vf Corporation i cui rapporti sono, rispettivamente, pari a 37 e 27. I titoli che hanno ottenuto i rapporti più bassi sono Fossil per il quale il multiplo scende a 4, Michael Kors e Gap, entrambi con rapporto pari a 5.

ASIA, CALI SEMPRE PIÙ IMPORTANTI
Panorama ancora più negativo per l’Asia, su cui pesa la crisi cinese: Samsonite è l’unico titolo a mettere a segno una performance positiva, con una crescita minima del 3,2 per cento. Seguono Fast Retailing (-3,2%), Esprit (-7,6%) e Li & Fung (-23,3%). Prada è l’ultimo in classifica con una perdita del 45 per cento. Del resto, i primi nove mesi del gruppo sono stati poco brillanti. Ha registrato un miglioramento del fatturato a cambi correnti (+1,2%) a 2,58 miliardi di euro, ma senza il ruolo positivo delle valute il giro d’affari è sceso del 7 per cento. In forte calo l’utile netto che è sceso del 26,4% a 235 milioni di euro a causa del “mancato sviluppo dei volumi delle vendite, a fronte degli accresciuti costi commerciali connessi all’espansione della rete retail”, come ha spiegato il gruppo in una nota a margine della diffusione dei dati. Per Prada, il 2016 dovrebbe essere l’anno della ristrutturazione: sarebbe al vaglio l’ipotesi di inserire la figura del direttore generale, ruolo che rappresenta una novità per l’azienda. Il multiplo Ev su Ebitda in Asia è pari a 13. Fast Retailing ha raggiunto un rapporto pari a 19, mentre per Prada è stato pari a 9.

tabella_02

PREVISIONI
Il 2016, secondo quanto previsto dagli analisti, sarà l’anno del ‘new normal’. L’anno appena iniziato sarà caratterizzato da crescite più contenute e mercati piatti. L’attenzione sarà focalizzata sui tassi di cambio e sulle politiche di pricing che le aziende metteranno in atto nei diversi mercati. Non solo: l’evoluzione della situazione geopolitica mondiale potrebbe influenzare molto le performance della moda, soprattutto per quanto riguarda la Russia e la Cina, mercati chiave per il lusso.

di Letizia Redaelli e Alessio Candi

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