Nel primo trimestre del 2009 si stima che le affissioni si dimezzeranno, sussurrano gli esperti della pianificazione pubblicitaria. E la conferma è arrivata con «Milano moda donna», rassegna inaugurata il 25 febbraio con una cartellonistica assai meno rigogliosa che in passato.
L'abbigliamento, e in particolare il lusso, taglia i budget in comunicazione e diversifica i media, guardando con più simpatia la tivù e scoprendo il web. «Per il 2009 stimiamo una contrazione tra il 10 e il 30%», sottolinea David Pambianco, vicepresidente dell'omonima società di consulenza specializzata. E non fa certo piacere, visto che l'abbigliamento è il quarto settore per valore degli investimenti pubblicitari dopo alimentari, auto e telecomunicazioni.
Secondo le stime Nielsen, nel 2008 il settore ha portato in dote oltre 594 milioni, ma con dei distinguo: sono pochi i marchi del lusso (Tod's e Armani) che figurano tra i big spender dell'abbigliamento.
«Il lusso soffre molto di più, ma anche l'abbigliamento in generale, dopo due anni di buona crescita, nel primo trimestre 2009 è in frenata» spiega Walter Hartsarich, presidente e ceo di Aegis media Italia. E in questo «navigare a vista», gli investimenti cercano nuovi approdi da affiancare alta stampa periodica. Per capire quali, bastano tre esempi: Fashion Box Group, che investe in pubblicità il 5% del fatturato e per potenziare il marchio Replay si sta concentrando su «social network» come MySpace e Facebook.