Qualcuno parla di “cucine sartoriali”, perché sono progettate con la stessa cura e la stessa originalità di un abito esclusivo creato da uno stilista. Pezzi artigianali, certo, per il segmento di alta qualità, ma caratteristiche “su misura” anche per le produzioni meno costose, soprattutto da quando le cucine sono tornate in auge, e il loro arredamento è tornato a essere importante quanto quello del salotto.
Il ritorno della centralità della cucina non interessa solo l'Italia: è un'esigenza sentita tanto in Giappone quanto negli Stati Uniti. Ma sono in particolare le aziende italiane, dalle più piccole, quasi artigianali, alle più grandi, ad aver saputo cogliere al meglio quest'opportunità.
Lo dimostrano in modo eloquente i dati sulle esportazioni, che da anni spingono il fatturato (sostenuto comunque anche dalle vendite interne). Nei primi nove mesi del 2007 le aziende italiane hanno esportato cucine in legno per il valore di 80,57 milioni di euro in Francia, con un aumento del 12% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, per 55 milioni in Grecia (+13%), 51,22 milioni negli Stati Uniti (+27,7%), quasi 50 milioni in Russia (+17,8%), 47,53 milioni in Spagna (+12,49%). Sono aumentate di oltre il 50% le esportazioni in Germania, Polonia, Libia e Lussemburgo.
I numeri del settore sono imponenti: nel 2006 il fatturato ha superato i due miliardi di euro, con un aumento del 4,7% rispetto all�anno precedente. In Italia le vendite hanno superato leggermente il valore di 1.600 milioni, e sono state effettuate esportazioni per il valore di 600 milioni. Sono cresciuti gli addetti (+2,2%) e le dimensioni medie aziendali, che sono di 16 dipendenti. Il fatturato medio per addetto è pari a circa 140.000 euro, nettamente al di sopra della media del settore mobili (pari a circa 90.000 euro).
Estratto da Affari&Finanza del 14/04/08 a cura di Pambianconews