Tra le mancanze del sistema economico italiano si cita spesso anche la bassa quantità di società quotate. Ma forse la situazione, almeno nel settore della moda, sta cambiando. Il numero delle griffe, grandi e piccole, pronte a sbarcare in Piazza Affari è in continua crescita.
Dopo Piquadro e Damiani, i più recenti arrivi sul listino, ieri altri due imprenditori, Massimo Carraro (nella foto) di Morellato-Sector e Luciano Cimmino di Yamamay hanno detto, a sorpresa, di «non escludere» la quotazione.
«Negli ultimi anni, ha spiegato Carraro, AD dell'azienda padovana di gioielleria e orologi, nel corso del convegno organizzato da Pambianco, siamo cresciuti molto e siamo diventati il primo gruppo italiano del settore, ma siamo ancora drammaticamente piccoli se ci confrontiamo con le multinazionali del settore.
La crescita dovrebbe essere un'ossessione per le aziende italiane: noi vogliamo diventare uno dei grandi player internazionali dell'orologeria. La Borsa serve anche a questo ed è una delle opzioni possibili, non solo dal punto di vista finanziario, ma soprattutto per dare una stabilità di gestione e per attrarre risorse e talenti».
La visione di Carraro è condivisa da Marco Palmieri, fondatore di Piquadro (pelletteria di design), che nell'ottobre scorso si è quotata alla Borsa di Milano sul segmento Expandi. «Dover rendere conto agli investitori e agli analisti è un cambio culturale, ancora prima che economico», ha spiegato Palmieri, a capo di un'azienda che nel 2006 ha avuto ricavi per 36 milioni di euro, in crescita del 50% rispetto ai 24 milioni del 2005.
La volontà e la necessità di crescere sono state citate anche dall'imprenditore napoletano Luciano Cimmino: «La Borsa è un sogno che potrebbe realizzarsi nell'arco di cinque anni, dopo aver verificato la disponibilità degli altri soci a costituire una holding che raggrupperebbe i nostri due brand Yamamay (abbigliamento intimo) e Carpisa (borse e orologeria)». Obiettivo della quotazione, ha spiegato Cimmino, sarebbe l'espansione sui mercati stranieri, perché «per andare all'estero in maniera seria ci vogliono capitali».
Yamamay chiuderà il 2007 con un fatturato di circa 91 milioni (in crescita del 31% rispetto ai 69 del 2006) mentre per Carpisa si prevedono dai 90 ai 95 milioni. Yamamay può contare su una rete di 460 negozi, ai dei quali di proprietà e 439 in franchising.
Ma anche i grandi nomi del made in Italy non stanno a guardare: Giancarlo Di Risio, amministratore delegato di Versace, ha spiegato ieri che «a fine 2008 l'azienda avrà tutti i requisiti e i fondamentali a posto» per un'eventuale sbarco in Borsa, che «dipende però dalla volontà dei soci». Mentre per Prada e Ferragamo il percorso verso Piazza Affari è già avanzato: a giorni potrebbero essere ufficializzati gli advisor (Mediobanca per il gruppo guidato da Patrizio Bertelli, Caretti&Associati per la maison fiorentina) e a seguire i global coordinator. In questo caso (si veda « Il Sole-z4 Ore» del 4 novembre) Merrill Lynch, che ha già portato in Borsa gruppi della moda come Poltrona Frau e Tod's, potrebbe avere buone chance di ottenere un mandato.
Accanto a chi si prepara c'è poi chi ha già completato l'Ipo, come Damiani, gruppo di gioielleria di Valenza Po che comprende i marchi Salvini, Alfieri&St.John, Bliss e Calderoni. Damiani ha debuttato sul segmento Star 1'8 novembre, accompagnato proprio da Merrill Lynch e Unicredit.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 14/11/07 a cura di Pambianconews