La Borsa va sempre più di moda. Dopo i recenti collocamenti sul listino di Piazza Affari di Aeffe, Damiani e Piquadro, la quotazione diventa un'attrattiva anche per le nuove leve del fashion italiano, che ieri mattina si sono date appuntamento a Palazzo Mezzanotte per l'annuale meeting organizzato da Pambianco con Intesa-Sanpaolo. Obiettivo: discutere degli Scenari futuri della mola e del lusso. «La Borsa per noi non solo un ipotesi – spiega Luciano Cimmino, presidente onorario di Yamamay, il brand di lingerie che per tre anni produrrà e distribuirà in esclusiva mondiale la collezione di Jennifer Lopez – Il piano è già pronto. Tra tre anni sbarcheremo in Borsa con una massa critica consistente. Lo scopo è quello di finanziare l'espansione internazionale». Attualmente la quota di export del gruppo Inticom (cui fa capo yamamay), che nel 2006 ha fatturato 69 milioni di euro, rappresenta solo il 3% per un totale di 30 negozi fuori dai confini nazionali.
Dello stesso pensiero è anche Claudio Orrea, fondatore di Patrizia Pepe: «ci siamo organizzati per quotarci da sempre. Stiamo solo aspettando che prenda forma in tutti i dettagli il progetto che vogliamo finanziare attraverso questa strada». E l'espansione internazionale è il movente per lo sbarco in Borsa anche di Liujo: «a breve, ma vincolata alle strategie dell'azienda», come ha affermato il suo patron Marco Marchi. Stessa storia per Morellato. L'azienda nata nel 1930 come produttrice di cinturini di orologi e oggi, con l'acquisizione di Sector, leader nel segmento dell'orologieria e dei gioielli del lusso accessibile (con 195 milioni di fatturato), è ancora al 100% in mano alla famiglia Carraro. «Quest'anno – spiega Massimo Carraro, ad – raggiungeremo i 270 milioni di ricavi, ma vogliamo crescere ancora sia per linee interne sia esterne. Ciò potrebbe portare nei prossimi tre-cinque anni alla quotazione. Ritengo, infatti, che il confronto e il controllo con il mercato rappresenti per qualsiasi azienda un valore aggiunto».
Ma anche una responsabilità maggiore, come ha sottolineato la matricola dello Star Aeffe. «Un'azienda quotata – ha fatto notare Massimo Ferretti (nella foto), presidente di Aeffe – non risponde solo a se stessa, ma anche agli investitori. Costringe a fare progetti a più lungo termine. Ma permette di crescere più velocemente. Per questo i gruppi italiani che vanno in Borsa dovrebbero assumersi un dovere nei confronti del made in Italy, impegnandosi a rilevare i piccoli marchi nostrani sul mercato. Negli ultimi anni lo shopping degli stranieri in casa nostra è stato davvero troppo intenso».
I primi a seguire questa strada saranno Ferragamo (Ipo all'inizio 2008) e Prada: «I risultati dati finora – ha riferito Gaetano Miccichè, responsabile divisione corporate e investment banking di Intesa Sanpaolo, banca socia del gruppo al 5�% sono talmente confortanti e importanti che il 2008 potrà essere l'anno giusto per la quotazione». Infine, anche Versace a fine 2008 scioglierà il verdetto Borsa. Una cosa è certa: Piazza Affari deve fare spazio al lusso, perché la corsa è partita.
Estratto da Finanza&Mercati del 14/11/07 a cura di Pambianconews