�La Dolce vita vola a Pechino», spiega Michael Burke a proposito della sfilata di moda che Fendi terrà il prossimo 19 ottobre sulla Muraglia cinese. «Per la prima volta nella storia, ben 100 creazioni di prét-à-porter calcheranno uno dei simboli del genio umano, nato 200 anni prima dell'Impero romano», prosegue soddisfatto il ceo di Fendi. La passione barocca per la meraviglia è solo uno degli ingredienti della nuova Fendi.
è curioso che ci sia voluto uno straniero (padre americano e mamma francese per riportare nella capitale il senso del glamour. Così, appena una settimana dopo la storica sfilata cinese, il 26 le star del cinema (hollywoodiano e non solo entreranno sul tappeto rosso al ricevimento che lo stesso Mr Burke terrà nel palazzo romano di Fendi in favore dell'Amfar (per sostenere i malati di Aids), affiancato da Sharon Stone come madrina.
Era il dicembre del 2003, quando Bernard Arnault (patron del polo del lusso Lvmh) gli chiese di prendere le redini della maison appena acquistata dalla sua holding (oltre 60 marchi: da Dior a Louis Vuitton, allo champagne Moét) per più di 1 miliardo di curo.
Burke arrivò a Roma pochi giorni prima di Natale, mentre il designer Karl Lagerfeld minacciava di lasciare Fendi dopo quasi 40 anni di collaborazione, e i dipendenti lo aspettavano come una sorta di liquidatore. Al contrario, è stato proprio Burke a decidere di riassumere alcuni artigiani licenziati o andati in pensione, e ad affidargli i piani più belli del nuovo quartier generale: un palazzo nobiliare tra via Condotti e l'Ara Pacis, già appartenuto ai principi Boncompagni. Nel progetto dell'architetto Peter Marino, al quinto piano dell'edificio era previsto il suo ufficio.
Ma Burke, che aveva appena lasciato il sontuoso bureau parigino di Dior, ha preferito due sobrie stanze al secondo piano. «Nel punto più alto devono starci gli artigiani�, pretese, «sono loro il Dna di Fendi». Ha avuto ragione. «Quando sono arrivato, la maison perdeva e aveva un fatturato intorno ai 200 milioni», rammenta.
I conti sono tornati in attivo già nel 2005, molto prima del previsto, mentre 500 milioni di fatturato sono attesi per il 2008 (con un utile del 20%). «Di questo passo l'obiettivo richiesto da Arnault di trasformare Fendi in un Vuitton italiano e di raggiungere 1 miliardo di fatturato entro il 2010, è un obiettivo realistico».
Estratto da Class del 4/09/07 a cura di Pambianconews