Passa attraverso il fashion, la creatività, l´innovazione e la flessibilità il “rinascimento” di Prato. Dopo almeno cinque anni di crisi, dovuto alla concorrenza dei filati e tessuti asiatici e alla congiuntura sfavorevole, le aziende pratesi stanno rispondendo alla grande. Del resto i tanto sbandierati pregi dello sviluppo, della ricerca e dell´innovazione, loro ce li hanno nel Dna. Non a caso il distretto toscano agli inizi della sua avventura imprenditoriale era conosciuto in tutto il mondo come la “città degli stracci”.
Un tempo a servirsi della produzione made in Prato erano i re delle passerelle che facevano due collezioni all´anno: P/E, A/I. Oggi sul mercato sono comparsi grandi gruppi della distribuzione (i soliti noti come Zara, H&M ecc..) che hanno scompaginato le carte. Rinnovo delle collezioni una volta al mese, se non addirittura ogni quindici giorni; riordini a tambur battente e vetrine sempre nuove. Un modo di procedere che ha costretto anche i blasonati marchi del fashion a moltiplicare le proprie collezioni. Una rivoluzione che fatalmente ha coinvolto i fornitori della materia prima: i produttori di filati e tessuti. «Prato, ricorda Carlo Longo, presidente dell´Unione industriale locale, è fatta di piccole realtà a volte con cinque sei addetti, che rappresentano ciascuna una tesserina della filiera produttiva. Chi si occupa della filatura, chi della tessitura e via via si arriva alla tintoria e il finissaggio».
E´ appena il caso di dire che questa frammentazione finisce per allungare i tempi. Ecco che allora i nostri pratesi si stanno attrezzando. Fanno aggregazioni, si mettono insieme per soddisfare i clienti nei tempi e modi richiesti. C´è anche chi, come il Gruppo Lineapiù, che ha deciso di fare una partnership con protagonisti dell´altrettanto storico distretto biellese. Un paio di settimane fa il presidente Giuliano Coppini ha annunciato ufficialmente di aver aperto il capitale della sua azienda a un pool di imprenditori che insieme ai pratesi Alberto Pecci, Paolo Bini, Nando Albini, Gincarlo Mazzi e Dalila Mazzi, comprende un manipolo di biellesi tra cui Marco Schneider e la tessitura Botto Paola.
Ma aggregarsi non basta. E´ solo uno dei tanti ingredienti della ricetta che sta facendo rinascere Prato. Gli altri si chiamano: capacità di fare prodotti unici, pregiati, sofisticati. Prodotti che i concorrenti che li sfidano sul fronte dei “basici” sfornati in gran quantità, non sono in grado di creare. Perché non hanno nel loro Dna il gusto e la creatività tricolore. Del resto è quello che stanno facendo anche i produttori di tutta la catena fashion made in Italy che detta legge nel lusso mondiale. E proprio a Prato che si sta reinventando come distretto della moda donna, sono nati marchi dell´abbigliamento (che usano i tessuti locali) che si sono imposti sulle passerelle della moda. Parliamo di Patrizia Pepe, Sash, Sonia Fortuna, Fabio Castellani.
Estratto da Affari & Finanza del 27/11/06 a cura di Pambianconews