Mont Blanc, il marchio di orologi e penne di alta gamma del gruppo Richemont, ha chiuso oltre metà dei propri negozi in Cina e assunto il controllo diretto della distribuzione nel Paese. La griffe con sede ad Amburgo ha tagliato i negozi da 200 a 90 e ha assunto il controllo diretto di 41 punti vendita. A spingere la maison a una scelta tanto radicale, la necessità di mettere uno stop alla cosiddetta distribuzione parallela: grossisti con il diritto di acquistare dalla casa madre, che, poi, a dispetto degli accordi, reimmettono a prezzi scontati i prodotti sul mercato. Col rischio, spesso, che questi prodotti finiscano poi su piazze a prezzi stracciati rispetto a quelli applicati in negozio.
«Abbiamo ripulito il mercato», ha detto senza usare mezze parole Wolff Heinrichsdorff, amministratore delegato di Mont Blanc. Una scelta radicale necessaria in un momento cruciale: quello in cui il mercato cinese e del Far East sta diventando la principale destinazione (per capacità di incremento annuo) per gioielli e orologi made in Europe. Una strategia coraggiosa che può anche pesare sui conti.
Bulgari è stato il primo a mettere in atto questo tipo di strategia. L'amministratore delegato Francesco Trapani nel 2004 aveva avuto il coraggio di «tagliare i legami con i distributori multibrand, aveva spiegato, che vendevano i nostri orologi ad altri negozianti in altri Paesi». Una posizione dura contro la distribuzione parallela, di cui non furono comunicati i valori operativi, ma che si è poi percepita nel successivo calo di fatturato negli orologi.
Estratto da Finanza&Mercati del 11/04/06 a cura di Pambianconews