Aumentano le esportazioni della pelletteria made in Italy. «Nel periodo gennaio-novembre 2005, racconta Mauro Muzzolon, direttore generale di Mipel, abbiamo visto una crescita in valore del 9,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2004. In particolare, le cinture hanno avuto un progresso del 20 per cento, la piccola pelletteria del 14, le borse dell´8,1 e le valigie dell'1,7». Per contro le importazioni, sono cresciute del 13,7 per cento, «con delle punte, precisa Muzzolon, che vanno dal 51 per cento delle cinture al 22 per cento delle borse». E oltre alla temibile Cina, comincia a farsi avanti un nuovo concorrente: l'India. In compenso il Giappone ha ripreso a comprare la pelletteria italiana, importando il 19,6 per cento in più. «Soffrono invece le vendite negli Usa, sottolinea il direttore generale di Mipel, diminuite del 2,7 per cento. A conferma del fatto che gli States sono un mercato buono e in ripresa per le griffe del lusso e, in generale per le grandi aziende strutturate. Ma per i piccoli che non hanno un marchio forte, la vita da quelle parti è molto difficile».
Ottimi risultati per le produzioni italiane in Francia che l'anno scorso ha comprato il 5,3% in più rispetto al 2004. Ciò dipende non solo dalle vendite dirette, ma dal fatto che i brand del lusso come Dior, Vuitton, Chanel fanno produrre le loro collezioni ai maestri pellettieri italiani e poi le importano. Un riconoscimento, comunque, alla qualità del made in Italy, soprattutto per quanto riguarda le borse.
Il fatto che l'Italia sia leader nella pelletteria lo dimostra il numero crescente delle aziende straniere che parteciperanno al Mipel (in cartellone dal 16 al 19 marzo). «Se il settore è riuscito a reggere in uno scenario congiunturale internazionale poco favorevole, commenta in proposito Muzzolon, è proprio per la qualità dei prodotti e delle aziende italiane. Ma c'è anche una componente in più che gioca: la passione, la tenacia dei produttori».
«Tasto molto dolente, quello della contraffazione, diventata ormai, continua Cannara, un mercato parallelo sommerso. Purtroppo percepito dai consumatori in maniera positiva, visto che ti dà prodotti mediamente buoni a prezzi molto bassi». «Per parte nostra, conclude il presidente di Mipel, siamo impegnati in una campagna di sensibilizzazione con l'obiettivo di spiegare alla gente che comprare prodotti contraffatti significa penalizzare il nostro Paese. Significa finanziare il sommerso, far chiudere le aziende e far saltare posti di lavoro».
Estratto da Affari&Finanza del 6/03/06 a cura di Pambianconews