L'accordo Ue-Cina? Una misura di protezionismo che non serve. E che danneggia i consumatori. Il tema, adesso, è il cambiamento «profondo» che si sta verificando dentro il settore dell'abbigliamento. Un vero e proprio «sconvolgimento», lo definisce Giuseppe Miroglio, direttore generale dell'area abbigliamento e membro del consiglio di amministrazione dell'omonimo gruppo piemontese. «Lo vediamo bene al nostro interno, dice Miroglio, dove ciò che va meglio sono le due catene a basso prezzo, Mötivi e Oltre».
Lei concorda con la posizione dell'Europa sulle importazioni cinesi e sull'intesa trovata con Pechino?
«Assolutamente no. Considero questo accordo una misura di protezionismo che non serve a nulla. Intanto, si proteggono alcune categorie e non altre; poi, perché la Cina e non anche il Vietnam o il Bangladesh che hanno gli stessi costi della Cina? Ma, soprattutto, non vedo che cosa potrà cambiare da qui a tre anni: non credo che l'industria tessile migliorerà, non è proteggibile. Noi abbiamo fatto trent'anni fa la scelta di produrre fuori Italia, prima in Grecia, poi in Nordafrica, in Cina… e oggi questa invasione cinese non ci tocca perché in quell'area siamo presenti da molti anni».
Dopo le acquisizioni nella distribuzione della fine dell'anno scorso, avete altre operazioni in corso in Cina?
«Ci interessa conoscere a fondo il mercato cinese perché è destinato a diventare uno dei principali al mondo per il consumo. Abbiamo una joint-venture con Elegant Prosper, 170 punti vendita nel Paese, e abbiamo aperto recentemente sette punti vendita di Caractère. Facciamo, insomma, i cinesi in Cina. Con un partner locale, inoltre, lanceremo a febbraio un progetto di licenza per Elena Mirò: lo stile sarà italiano ma la vestibilità cinese. Al momento siamo limitati a questo».
Estratto da CorrierEconomia del 27/06/05 a cura di Pambianconews