Hanno bisogno di canali di distribuzione e di brand. Dei primi per arrivare al consumatore finale senza passare per intermediari; dei secondi per acquisire reputazione e per poter avere un premio in termini di prezzo. Eppure, nonostante molte voci e qualche effettivo acquisto avvenuto negli ultimi tempi negli Stati Uniti e in Europa che ha fatto alzare le antenne, secondo Jan Borgonjon, presidente della società di Shanghai InterChina Consulting, non ci sarà un'impennata nelle acquisizioni all'estero da parte delle società cinesi. Non, almeno, nell'immediato. «La nostra opinione, dice Jan Borgonjon, è che non assisteremo a un'ondata di investimenti all'estero delle compagnie cinesi entro i prossimi cinque anni. Mentre sarà possibile nel lungo periodo».
Tessile e meccanica sono tra i settori più interessanti agli occhi delle compagnie cinesi. Agli imprenditori europei, e soprattutto italiani, che sottolineano quanto sia difficile, se non impossibile, fare affari con la Cina, Jan Borgonjon risponde che l'errore sta nell'idea degli uomini d'impresa occidentali di fare accordi senza capire davvero che cosa si aspetta la controparte.
Estratto da CorrierEconomia del 24/01/05 a cura di Pambianconews