Un fatturato di 6-7 milioni di euro, una sessantina di dipendenti per un prodotto di fascia molto alta, una nicchia al riparo della crisi. Vito Artioli, proprietario del Calzaturificio Star di Tradate (Varese), ha disegnato e prodotto scarpe per Salvator Dalì e Frank Sinatra, ora le fa per Vladimir Putin e altri personaggi altrettanto famosi. Con una continua ricerca di cose nuove.
Quanto conta l'innovazione per restare sul mercato?
È fondamentale per non perdere terreno. Innovazione e una forma mentis, non vuol dire soltanto creare nuovi prodotti, ma significa anche mettere a punto le macchine per realizzarli. È così che si sono evolute le macchine per calzature italiane, con continui aggiustamenti, piccole tecnologie che fanno la differenza.
In molti settori cresce il problema della disponibilità di materie prime. È così anche per voi?
Il problema esiste per tutti, in certi casi è già presente in altri non ancora. Il punto, però, è che c'è comunque una forte aspettativa di rialzi, quindi i prezzi salgono già. Noi utilizziamo per la maggior parte materie prime molto di nicchia, che vengono dall'estero ma sono tutte conciate in Italia, perchè i conciatori italiani sono i migliori al mondo. Per le nostre scarpe, oltre al vitello, usiamo pelli di pesce (anguilla, pescecane, razza), di struzzo, di rettili, di canguro, poi di cervo, camoscio, lama e così via. Tutte rigorosamente certificate dal Wwf lnternational.
I vostri principali mercati quali sono?
Tutto il mondo ricco, non solo dell'Occidente. In Italia vendiamo poco, molto di più negli Stati Uniti, ma anche in Cina, in India, in Malesia (tra poco apriremo un negozio a Kuala Lumpur), abbiamo appena aperto a Dubai, che è ormai diventato il crocevia di tutto il Medio Oriente.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 16/06/04 a cura di Pambianconews