L'invasione silenziosa della Cina passa dalla subfornitura. Le ditte con gli occhi a mandorla che operano sul territorio italiano aumentano, attratte dal miraggio del made in Italy. Il giro d'affari è ancora limitato e le cifre contraddittorie. Ma l'Italia non piace solo al cinese che consuma; attrae anche quello che produce. Ovunque esso sia. Le larghe falcate del gigante cinese. Al 30 giugno scorso la Simest vantava impegni in essere sul paese asiatico per 454,5 mln di euro, pari ad appena l'1% dell'intero portafoglio rischi complessivo Simest. Ma i cinesi producono in Italia? Secondo fonti della direzione commercio estero, presso il ministero delle attività produttive, le imprese cinesi potrebbero investire in Italia attratte da due fattori: la possibilità di utilizzare il marchio made in Italy sui loro beni, prodotti in Cina e poi assemblati in Italia, e la necessità di far ricorso a know-how italiano.
Per quanto riguarda l'interscambio su alcuni prodotti sensibili alla contraffazione, secondo un recente studio sulla bilancia commerciale Italia-Cina nel 2002, elaborato dalla società milanese Pambianco Strategie di Impresa su dati Ice, le importazioni dalla Cina in Italia per l'abbigliamento hanno raggiunto quota 474 mln di dollari, contro un export verso la Grande Muraglia di appena 40 mln di dollari. Il rapporto è negativo anche sul fronte calzature: la Cina riesce a esportare in Italia prodotti per 138 mln di dollari, contro i 14 mln di dollari raccolti dalle calzature made in Italy sul mercato cinese. E nella pelletteria le cose non vanno meglio: gli imprenditori cinesi ricavano dal mercato italiano 223 mln di dollari, gli italiani in Cina solo 10 mln di dollari.
Nella gioielleria le cifre dell'interscambio sono più basse, ma vedono ancora i produttori asiatici prevalere su quelli del Belpaese: la Cina esporta in Italia beni per 7 mln di dollari, mentre l'Italia ricambia con appena 2 mln di dollari di entrate complessive. Tessuti e filati ribaltano invece la tendenza. L'azienda tessile cinese riesce a esportare verso l'Italia prodotti per 81 mln di dollari; il tessile made in Italy invece risponde con un gettito da 109 mln di dollari. E sui filati la Cina ricava 34 mln di dollari dai consumatori italiani, mentre le imprese italiane mettono in cassa un business da 62 mln di dollari.
Estratto da ItaliaOggi del 31/10/03 a cura di Pambianconews