Le imprese italiane cercano sbocchi su un mercato difficile ancora chiuso. E l'Ice guida per la prima volta 42 Pmi alla fiera 'Chic' di Pechino.
Romeo Orlandi, direttore della sede di Pechino dell'Ice, sostiene che in Cina c'è voglia di differenziarsi, c'è voglia di Made in Italy, ma l'Italia ancora non c'è.
Ma entrare in Cina non è affatto semplice. Il sistema didistribuzione è diverso, è difficile trovare interlocutori, pochissimi parlano l'inglese. Le fiere sono l'unico momento per farsi vedere, poi gli affari si chiudono fuori dai padiglioni del Centro espositivo.
Secondo Wang Yao, segretario generale della Chinese trade association, il mercato dell'abbigliamento in Cina sta scoprendo solo ora il ruolo dei brand rispetto al tipo di prodotto; perciò il made in Italy è un segno di qualità fondamentale. Non solo, nei grandi centri come Pechino (12 milioni di abitanti), o Shangai, sono novità anche gli sconti, i saldi stagionali e gli Outlet.
Daniela Faralli, del Gruppo Cardini (30 milioni di euro di fatturato), avverte: 'Inizia ad essre già tardi. Tra due o tre anni i tessuti e le lavorazioni cinesi non avranno niente da invidiare a quelli italiani e allora gli spazi per noi saranno più piccoli'.
Estratto dal Sole 24 Ore del 28 marzo a cura di Pambianconews