Una doppia partita. Da una parte c'è Leonardo Del Vecchio, pronto a riportare a casa il 5% della quota di Luxottica che oggi è in mano al suo ex partner Giorgio Armani e a far uscire il designer dal consiglio di amministrazione del gruppo di Agordo, quotato in Borsa, al più tardi a maggio quando si rinnoverà il Cda. Dall'altra, c'è Vittorio Tabacchi, il nuovo socio di Armani, che con la sua Safilo si appresta a far partire una relazione sicuramente fruttuosa ma anche delicata.
Del Vecchio dice al Corriere Economia di essere pronto ad acquisire la quota di Armani «a prezzi di mercato, visto che non faccio beneficenza». E che questo potrebbe avvenire nell'ambito del piano di riacquisto di azioni proprie già iniziato dal patron di Luxottica. In una battuta riferendosi alla quota di Armani, Del Vecchio dice anche «lasciamo lavorare le merchant bank», facendo intendere che alcune banche d'affari sono in movimento per cercare una via alternativa per la vendita del pacchetto dello stilista. Di certo, afferma Del Vecchio allo scadere del consiglio di amministrazione a maggio «non chiederemo a Armani di restare». Questioni sulle quali al quartier generale dello stilista replicano che la posizione di Giorgio Armani non è cambiata. E, dunque, che il designer piacentino intende continuare a restare azionista di Luxottica anche in futuro e che non lascerà il consiglio, quest'ultimo almeno fino a scadenza.
Chiusa la licenza con Luxottica, Armani ai primi di febbraio ha stretto un accordo per la produzione e distribuzione dei suoi occhiali con Safilo, il maggior rivale del gruppo di Agordo. Un'intesa che se per la società di Del Vecchio valeva il 7,2% del fatturato, per Safilo, calcolano gli analisti, potrebbe valere anche il 20%. E sono proprio le vicende legate alla licenza Armani che mettono in evidenza le differenti strategie dei due gruppi veneti: forte impegno nella distribuzione per uno, decisa vocazione alla produzione di lusso per l'altro.
Estratto da CorrierEconomia del 17/02/03 a cura di Pambianconews