L’apertura di cinque negozi nei prossimi 12-18 mesi. Grosse aspettative dall’export in Cina. Lo sviluppo della zona notte. Una nuova linea di poltrone da presentare nei grandi magazzini Harrods. Pasquale Natuzzi ha chiare le strategie di mercato per mettere in sicurezza l’azienda. Ma ha chiaro anche l’obiettivo in termini di politiche industriali. Dalle istituzioni, l’imprenditore si attende una stretta alla concorrenza irregolare, ma soprattutto misure che consentano di tagliare da 92 a 50 centesimi il costo del lavoro al minuto dei suoi lavoratori. Sul tavolo c’è la mobilità di 1.700 dipendenti, “perché oggi sono in grado di dare lavoro solo a 2.800 persone – sottolinea l’imprenditore pugliese in esclusiva a Pambianconews – delle 4.500 che il gruppo coinvolge compreso l’indotto”. A due giorni dall’incontro tra le parti al Ministero dello sviluppo economico, insomma, il presidente dell’azienda produttrice di divani svela le carte per il futuro della Natuzzi. “Stiamo bene, siamo pronti a investire e a crescere all’estero”. E senza delocalizzare. Ma c’è quella complicata quota 50.
Da cosa passa la sopravvivenza della sua azienda?
Non parlerei di sopravvivenza: non stiamo morendo, anzi, andiamo avanti con la stessa fiducia di prima. Al Governo stiamo chiedendo di ridurre il costo industriale dai 92 centesimi al minuto, una cifra proibitiva, ai 50 centesimi. I nostri concorrenti italiani hanno dichiarato di pagarne 25 e altri addirittura 18, serve una soluzione politica.
E se la sua richiesta avesse risposte positive?
Si devono fare dei piani, avere pazienza, attendere. Per ora abbiamo congelato la richiesta di mobilità per 30 giorni. La cassa integrazione scadrà il 15 ottobre: abbiamo 30 ulteriori giorni di incontri e di riflessioni da fare insieme per trovare delle soluzioni.
Per il distretto sono stati messi sul piatto 101 milioni grazie all’accordo tra Regione Puglia e Ministero…
Si tratta di un piano attira investimenti, che pianifica aiuti per le start up che vorranno trovare in Puglia manodopera e strutture. Ben vengano questi tipi di incentivi, ma la politica si deve muovere per evitare che le imprese scappino, che chi come noi lavora da 54 anni ritrovi la competitività che merita di avere. C’è l’opportunità di ridare lavoro ai nostri dipendenti, ma abbiamo bisogno del supporto delle istituzioni. Il governatore Nichi Vendola si è impegnato pubblicamente e lo stesso ha fatto il viceministro Claudio De Vincenti. Confido molto nel loro aiuto.
Come si è arrivati a questa situazione?
L’arrivo dell’euro, per un’azienda come Natuzzi che esporta una quota importante nell’area del dollaro, è stato deleterio. E alla congiuntura economica sopraggiunta nell’ultimo periodo si è sommata la concorrenza cinese, il cui sviluppo inaspettato ha messo in ginocchio tante aziende manufatturiere nel mondo. In pochi anni il fatturato delle aziende della zona è calato del 35-40%: per noi, che abbiamo il 70% del nostro export (che oggi arriva al 90% sul totale del fatturato, ndr) in Europa non è stato facile.
Come intendete reagire a livello di gruppo?
Continuando ad investire. Confidando nell’export in Cina e sostenendo l’espansione in India e Russia, Paesi in cui serve tempo per conquistare spazio. Infine, puntando sul retail: nei prossimi 12-18 mesi apriremo cinque nuovi negozi.
Restiamo sulla produzione: niente delocalizzazione? Aprirete impianti all’estero?
No. La produzione dell’alto di gamma (il top brand è il marchio Natuzzi Italia, oggi vale attorno al 30% del fatturato, ndr) rimarrà ben salda in Italia, non potrebbe essere altrimenti. Il nostro know-how non lo si può trovare altrove. All’estero abbiamo tre stabilimenti: in Cina, in Romania e in Brasile. Rispettivamente, i tre siti servono i mercati dell’Asia Pacifico e Americhe, dell’Europa e dell’America Latina e producono le linee Natuzzi “Editions” e “Softaly”.
Per conquistare l’estero, quali sono le strategie di posizionamento?
Abbiamo in programma il lancio in Inghilterra di una nuova linea di poltrone dalla tecnologia rivoluzionaria sulle quali abbiamo lavorato per tre anni. Si tratta di una nuova gamma di sedute in grado di seguire naturalmente i movimenti del corpo. La presenteremo a settembre all’aeroporto di Heathrow, nei nostri monomarca londinesi e nientemeno che da Harrods.
Sta cambiando molto l’assetto dei gruppi di arredamento, in diversi parlano di brand extension…
Le posso anticipare che a livello di prodotto siamo pronti per debuttare nella zona notte della casa, con una collezione disegnata appositamente per un’area che prima di oggi non avevamo mai sviluppato.
Insomma, al di là dell’attuale ristrutturazione, ci sono piani di investimento?
Dal 2002 abbiamo investito 420 milioni per riposizionare la marca e sviluppare i nostri punti vendita: non smetteremo certo ora.