Dopo il tentativo del 2017, non andato a buon fine, la catena di grandi magazzini statunitense Nordstrom ha confermato l’intenzione di delisting e sta valutando la possibilità di acquisizione da parte di un finanziatore privato.
L’amministratore delegato Erik Nordstrom e il presidente Pete Nordstrom – membri della famiglia fondatrice che ancora detiene il controllo del 30% del gruppo – dopo la recente comunicazione al consiglio di amministrazione di essere interessati a perseguire un’operazione di privatizzazione dei grandi magazzini, hanno anche istituito un comitato speciale per valutare le eventuali offerte. Il gruppo starebbe infatti collaborando con Morgan Stanley e con la banca Centerview Partners per verificare il livello l’interesse di varie società di private equity e raggiungere un accordo che, se concretizzato questa volta, tirerebbe una linea sopra il nome di Nordstrom nei listini della Borsa americana.
Questo nuovo tentativo di vendita del gruppo è dovuto a quello che i dirigenti ritengono essere un futuro incerto e ad un calo delle vendite legato in parte ai cambiamenti nel settore della vendita al dettaglio e in parte anche al panorama competitivo dell’online, con l’inflazione che sta conducendo gli statunitensi a ponderare sempre di più gli acquisti. L’idea di un’operazione di take-private era stata già valutata meno di dieci anni fa, quando la società di private equity Leonard Green & Partners è stata vicina all’acquisizione dell’azienda, ma alla fine l’accordo è saltato.
All’epoca la dirigenza sperava che la privatizzazione le avrebbe permesso di effettuare gli investimenti necessari per adattarsi a un panorama di vendita al dettaglio in continua evoluzione, senza il costante controllo che viene effettuato da una società pubblica.
È proprio in quegli anni che sono iniziati i problemi, più in generale, per i department store in America. Secondo una sima di Ibis World, infatti, tra il 2018 e il 2023, la loro quota di mercato è scesa in media del 4,1% ogni anno, con casi di chiusure improvvise che hanno sconvolto i più affezionati come quello di Barneys, che ha abbassato le serrande nel 2019. Anche Macy’s, l’insegna più grande del Paese con un giro d’affari nel 2022 di 24,2 miliardi di dollari, ha visto giungere un’offerta di acquisto da 5,8 miliardi da parte di Arkhouse Management e Brigade Capital.
Nonostante non ci sia ancora alcuna garanzia che l’accordo si possa concludere, per il momento Nordstrom sembra essere una delle insegne che si potrebbe aggiungersi alla lista di nomi che non hanno resistito alle difficoltà che il settore della distribuzione continua ad avere negli Stati Uniti.
L’interesse di Nordstrom per il delisting è stato riportato per la prima volta da Reuters il mese scorso. L’outlook della società per il 2024, comunque, non sembrerebbe positivo, con una stima che va da un calo del 2% a un aumento dell’1% rispetto al 2023.