Non si arresta la diaspora da Confindustria Moda. Dopo l’uscita di Smi–Sistema Moda Italia e Federorafi, ora è la volta di Anfao. L’associazione dei produttori di articoli ottici ha comunicato la decisione di lasciare la federazione a seguito del recente divorzio appunto di Smi.
Nella nota ufficiale, Anfao fa sapere infatti che l’associazione “è stata promotrice attiva del percorso unitario che ha portato alla costituzione di Confindustria Moda e ne è stata una dei soci fondatori. L’Associazione – continua – ha, infatti, sempre creduto nel progetto di costituzione di un soggetto unico e di sintesi per la rappresentanza delle diverse associazioni e anime del settore della moda. Questo per poter offrire insieme un ventaglio di servizi superiore a tutti gli associati e poter incidere maggiormente a livello politico sulle tematiche trasversali di particolare interesse come il Made in Italy, la formazione o la sostenibilità solo per citarne alcune”. “Oggi però, dopo la decisione di alcuni comparti di non proseguire in questo percorso comune, anche il settore dell’occhialeria ha dovuto prendere atto dell’impossibilità di dar corso all’obiettivo originario. Per questo motivo – conclude – non senza dispiacere, Anfao non farà più parte di Confindustria Moda”.
La decisione, spiega l’associazione eyewear, “è stata presa in un’ottica costruttiva e collaborativa con le associazioni, tutte del comparto pelle, ancora parte della Federazione, al fine di consentire loro di ridisegnare i servizi e i programmi in modo più focalizzato al prodotto rappresentato”.
Da questo momento, quindi, Confindustria Moda rappresenta le sole imprese della filiera della pelle e quindi Assocalzaturifici, Assopellettieri, Aip (Associazione Italiana Pellicceria) e Unic (Concerie Italiane). Si tratta di un ridimensionamento importante dato che, stando agli ultimi dati disponibili dell’associazione confindustriale, questa era arrivata a appresentare più di 60mila aziende, per un totale di circa 550mila lavoratori e una stima di fatturato per il 2023 di 117 miliardi di euro. Si tratterà ora di capire le possibili evoluzioni di una associazione che, nata appunto con l’intento di proporsi come soggetto unico e univoco di rappresentanza di tutto il macro sistema della moda, si trova ora a coinvolgere al suo interno soltanto la parte relativa alla filiera della pelle. Al momento non sono state diramate novità in merito ad un possibile cambio di nome dell’associazione.
All’inizio di gennaio Smi aveva comunicato l’intenzione di abbandonare dal primo gennaio Confindustria Moda a causa delle differenti esigenze a livello di tempistiche europee. Allora, il presidente di Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini aveva dichiarato: “Stiamo costruendo un nuovo sistema moda. Abbiamo esercitato il nostro diritto di recesso per una scelta legata all’evoluzione degli scenari: di fronte a normative europee che impongono al tessile & abbigliamento processi e percorsi che hanno tempi e modi differenti da altri settori, abbiamo bisogno di procedere in maniera più rispondenti alle necessità del settore”. Federorafi aveva successivamente fatto sapere l’analoga intenzione di uscire dalla federazione. Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, “a Federorafi non sarebbe piaciuta l’accelerazione voluta da Smi verso la trasformazione di Confindustria Moda da federazione in un’unica associazione. Il progetto non avrebbe convinto nemmeno le altre associazioni, di qui l’uscita della stessa Smi. Che, interpellata, non commenta”.
Nei giorni scorsi, come scrive Mff, sono state formalizzate le dimissioni di Paolo Bastianello dalla presidenza del Comitato education di Confindustria moda dopo sette anni di incarico svolto prima all’interno di Smi e poi, dal 2021, come punto di riferimento all’interno della federazione.