Cala il sipario sulla 38esima edizione di Milano Unica, la fiera dedicata al tessile e accessori alto di gamma che ha chiuso ieri i battenti con 5.886 presenze complessive. Un risultato che segna un incremento dell’11% sulla corrispondente edizione del 2023, che ne aveva collezionato 5.304 presso i consueti spazi espositivi di Fiera Milano Rho. Sotto i riflettori, le proposte primavera/estate 2025 presentate dal 30 gennaio al primo febbraio dai 609 espositori protagonisti, numero composto da 508 aziende e 101 aree speciali.
I dati di chiusura confermano, inoltre, la vocazione internazionale della manifestazione, che ha messo a segno una crescita del 26% (ancora su gennaio-febbraio 2023) sul fronte dei buyer esteri, con 1.903 aziende che hanno preso parte all’appuntamento fieristico, accanto alle 3.983 aziende italiane (+4 per cento).
Riguardo alla provenienza geografica delle aziende visitatrici spiccano, si legge nella nota, “lo straordinario aumento della Cina”, accompagnato dalla crescita del Giappone (+57 per cento). Sul fronte europeo, andamento “positivamente omogeneo” con le performance di Francia (+75%), Polonia (+30%), Gran Bretagna (+26%) e Germania (+15 per cento). “Soddisfacente” anche la presenza nordamericana, con il Canada in crescita del 48% e stabili gli Stati Uniti, che hanno contato 151 aziende presenti.
L’appuntamento fieristico, che segna l’ultima edizione sotto la presidenza di Alessandro Barberis Canonico, ha coinciso con un momento complesso per il tessile tricolore, in fisiologico rallentamento dopo l’euforia post-Covid che aveva caratterizzato il 2022. Suddiviso in due tempi dall’andamento disomogeneo, con un primo semestre ancora di slancio e una seconda metà in frenata, il 2023 del comparto si è fermato a quota 7,7 miliardi di euro, in flessione single digit del 2,5% sul 2022, anche se ancora in crescita del 2,2% sul 2019.
“All’indomani del Covid, quando i consumi hanno conosciuto un boom – ha spiegato a Pambianconews il presidente uscente, a cui succederà Simone Canclini a partire dalla prossima edizione – il monte della filiera ha dovuto ‘rincorrere’ il resto della filiera. Il risultato è stato, in risposta ai rallentamenti nelle consegne e all’incepparsi della supply chain, un aumento spasmodico degli ordini a valle, che ha portato nel corso del 2023 a un ingolfamento sia tra i produttori tessili sia di confezione. Il tema delle giacenze ha interessato tutti gli anelli della filiera, fino ai negozi, che ancora oggi si trovano a dover smaltire parte dell’invenduto, a fronte però di una normalizzazione dei consumi avvenuta nel frattempo”.
L’attesa, ora, concorda Barberis Canonico, allineandosi al sentiment emerso tra le aziende in fiera e alle previsioni di settore, è per la seconda metà del 2024. “Lo scenario delineato – specifica – è valido però per la parte medio-bassa del mercato, mentre non si applica al lusso. Il calo è stato molto minore per l’alto di gamma, che funziona secondo dinamiche diverse”. Un bene anche per la kermesse tessile, in cui l’alto di gamma è fortemente rappresentato.
Tra i temi caldi, anche quello della Cina, problematico anche per il lusso. “La Cina ha vissuto in differita le conseguenze della crisi pandemica, e ha difficoltà a ripartire, anche per quanto riguarda il lusso”. Anche qui, le attese per un miglioramento sono rimandate al termine dell’anno in corso.
Per quanto riguarda le direttrici tematiche della fiera, Barberis Canonico riassume: “Noi vogliamo rappresentare il tessile mondiale della creatività e della qualità, oltre che della sostenibilità”. Al centro, anche l’avanzare dell’intelligenza artificiale e della digitalizzazione, che consentirà alla filiera, sgravandosi dai compiti più meccanici e ripetitivi, di dare sempre più valore al contributo umano di lavoratori e lavoratrici. E poi la tracciabilità, che rende visibile anche al consumatore finale il ciclo di vita del prodotto finito, dalla materia prima all’approdo in store, insieme alla formazione di nuovi talenti che insieme costituiscono i capisaldi della moda del futuro.