“È stato un anno di incertezze dovute ad eventi macro come l’inflazione, i conflitti internazionali e il global warming. Abbiamo deciso di concentrarci sul rapporto con i nostri clienti, misurando attentamente le vendite e le spese in funzione della redditività”. Con queste parole Patrick Stassi, CEO di Kiabi, spiega a Pambianconews i risultati economici del marchio fast fashion durante un incontro parigino con la stampa internazionale. La label francese ha chiuso il 2023 con un fatturato di 2,2 miliardi di euro, in crescita di un punto in percentuale rispetto all’esercizio precedente. Già presente in 26 Paesi, negli ultimi dodici mesi Kiabi ha esordito in Egitto, Uruguay, Nuova Caledonia ed è previsto l’arrivo in quattro nuovi mercati nel 2024. Lo scorso anno ha visto l’apertura di 65 tra boutique e corner nel mondo, per un totale di 606 store; la strategia resta invariata prediligendo i centri commerciali alle strade dello shopping cittadino, fatta eccezione per due punti vendita test, dalle superfici ridotte, aperti nel centro di Parigi.
La Francia è l’indiscusso primo Paese in termini di vendite, seguito da Spagna e Italia: “Nel vostro Paese – spiega il manager – c’è una cultura diversa della moda sia in termini di collezione che di approccio allo shopping, siamo arrivati trent’anni fa e continuiamo a investire con nuovi store e iniziative, spesso legate alla sostenibilità”.
Kiabi, conferma la responsabile Italia Eleonora Petralito, conta 37 negozi in Italia di cui due in affiliazione commerciale; lo scorso anno il marchio ha chiuso un negozio nel torinese ma ne ha inaugurati tre (Roma Tiburtina, Pesaro, Montecatini), nel 2024 sono previste cinque aperture di cui una a Palermo, in affiliazione commerciale, che rappresenterà il secondo store siciliano dopo quello catanese. In 15 store italiani sono presenti i corner dedicati al second hand e dallo scorso anno è attivo il servizio di personalizzazione attivato attraverso il sito del brand. Sempre online è possibile accedere al servizio E-Prenotazione: selezionare alcuni capi per poi trovarli in negozio, provarli ed eventualmente acquistarli.
Grande risalto è stato dedicato al tema della sostenibilità. Entro il 2025 Kiabi prevede di arrivare ad utilizzare unicamente fibre sostenibili, per raggiungere questo traguardo l’azienda sta prediligendo la produzione di capi realizzati con un solo materiale, così da facilitarne il riciclo, dando la priorità a fibre naturali come il lino, il cotone biologico e la canapa. In collaborazione con i fornitori, si sta incrementando un processo manifatturiero planet-friendly così come si fa a meno di singoli packaging per lo shopping online. Recentemente è stato lanciato il programma ‘Kiabi 4 Start-ups’ pensato per attività esordienti nel campo della moda sostenibile, del digitale e della supply chain, sono arrivate oltre 200 candidature e dieci sono in stato di attivazione.
Quest’anno verrà aperto il Kiabi Village a Lezennes, nella Francia settentrionale, su una superficie di 30mila metri quadrati. “Non sarà solo il nostro headquarter ma conterrà anche spazi retail con guest brand e servizi per le famiglie, un incubatore di attività in cui poter trascorrere il tempo libero insieme e che rispecchia pienamente i nostri valori”, ha concluso Stassi.