I centri commerciali sperimentano – finalmente – la via della crescita. Nel primo semestre le vendite di questo tipo di strutture commerciali in Europa e in Italia hanno visto un incremento anche rispetto ai dati pre-pandemia a fronte di flussi che non hanno ancora superato il gap. Ma è un incremento per così dire in parte ‘forzato’ perché sarebbe attribuibile anche agli effetti dell’inflazione.
È quanto emerge da un rapporto della società di consulenza immobiliare Cbre sul trend dei centri commerciali in Europa e pubblicato su Modaes e dai dati dell’Osservatorio del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali elaborati insieme a EY.
Analizzando nel dettaglio i due studi, nel caso dei risultati europei, si tratta di un’analisi condotta su 147 centri commerciali gestiti dalla società nel continente europei, nei primi sei mesi del 2023 le vendite dei complessi sono cresciute del 5% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Come segnala il sito Modaes, le vendite avevano già recuperato i livelli pre-pandemia a fine 2022, con un leggero rimbalzo dell’1% rispetto al 2019. Tra le categorie che hanno sperimentato i maggiori incrementi c’è, oltre alla ristorazione e agli accessori, la proposta sportiva che ha segnato una crescita del 13%. Segno più anche per la moda: i negozi hanno hanno aumentato il loro fatturato di circa il 4 per cento.
Come anticipato, ai risultati positivi di vendita si affiancano i dati sul numero dei visitatori, in calo del 7%, “tendenza replicata in tutti i mercati”, segnala lo studio. “Il calo sarebbe maggiore se non fosse per i parchi di medie dimensioni, che continuano a dimostrare la maggiore resilienza con un calo solo del 2% rispetto al 2019”, riporta Modaes. La flessione maggiore è legata ai centri commerciali presenti nei centri città e in quelli che non propongono elementi di svago.
Secondo gli autori dello studio, la compensazione sarebbe legata a due fattori: “da un lato, da un aumento delle conversioni (ovvero della trasformazione di un passaggio in una vendita, ndr.) tendenza che ha cominciato a manifestarsi già durante la pandemia ed è dovuta ad una maggiore pianificazione delle visite ai centri commerciali. Dall’altro, l’impatto dell’inflazione, che fa sì che ogni acquisto sia, in media, superiore a quello di quattro anni fa. Nell’Unione Europea nel suo complesso, il tasso di inflazione si attestava al 10,4% alla fine del 2022″, si legge su Modaes.
Un trend analogo, come anticipato, ha caratterizzato il mercato italiano. Secondo i dati dell’Osservatorio CNCC-EY relativi al primo semestre 2023, in Italia il fatturato dei centri commerciali è cresciuto del 7% rispetto all’anno precedente, confermando i trend di fine 2022. “I fatturati del primo semestre dei centri commerciali sono, comunque, leggermente superiori anche a quelli del 2019, anno pre-pandemia, segnando un aumento pari al 1,7%”, si legge nella nota.
In miglioramento anche gli ingressi dei visitatori sono in costante miglioramento: i primi sei mesi del 2023 si chiudono, infatti, con una crescita significativa rispetto al 2022 (+10,6%), sebbene permanga ancora un gap con il 2019 pre-pandemia del -9,4 per cento. “È credibile prevedere, anche per gli ingressi, un ritorno ai livelli pre-Covid per il primo semestre del 2024”, si sbilancia lo studio CNCC-EY.
Il fatturato del primo semestre 2023 con lo stesso periodo del 2022 è risultato dello sprint legato alla ristorazione (+25,1%), seguita da cura persona e salute (+13,2%), cultura tempo libero e regali (+10,5%). Ma c’è da sottolineare anche l’incremento del 7,1% della categoria dell’abbigliamento. Un altro aspetto interessante riguarda le vendite rapportate alle classi dimensionali dei negozi, da cui si evince che le grandi superfici e i negozi di piccole dimensioni hanno ormai sostanzialmente recuperato i livelli pre-Covid, mentre i negozi di medie dimensioni registrano delle crescite superiori.
L’aumento dei fatturato si spiega con l’importante incremento dello scontrino medio e del numero di transazioni per visita, un cambiamento nelle abitudini di spesa che era già stato intercettato lo scorso anno. Ma anche in questo caso c’è da segnalare il peso delle dinamiche inflattive, anche se per la moda i rincari sarebbero più limitati rispetto ad altre categorie. “Certamente i valori di fatturato del primo semestre 2023 sono stati positivamente influenzati dall’inflazione, anche se i dati raccolti dall’Osservatorio CNCC-EY sono stati meno colpiti dall’aumento dei prezzi rispetto ai tassi di inflazione complessivi medi registrati a livello nazionale”, spiega lo studio. “Infatti, la maggiore spinta inflattiva è stata registrata per classi di beni non trattati dai punti di vendita facenti parte del panel, i cosiddetti ‘despecializzati’ (in primis supermercati e ipermercati), o in generale beni non commercializzati nei centri commerciali (ad es. energia e carburanti, spese per trasporto, ecc.). Inoltre, tra le classi merceologiche oggetto della rilevazione, alcune tipologie specifiche che caratterizzano le gallerie dei centri commerciali, quali l’abbigliamento e l’elettronica, hanno registrato nell’ultimo anno crescite molto limitate dei prezzi seppur nello scenario generale di crescita dell’inflazione”.