Negli ultimi quattro anni, dal 2018 al 2022, il macro settore della moda ha visto aumentare la sua forza lavoro anche in Italia, con un aumento medio del 5 per cento. Tuttavia, l’incremento dei dipendenti non è attribuibile al ricambio generazionale. Per il futuro le figure professionali più richieste sono quelle legate allo sviluppo prodotto, alla digital transformation e all’area retail. Sono i risultati emersi dal primo ‘Osservatorio sul comparto moda e futuri scenari professionali’, un ricerca promossa da Accademia del Lusso, con lo scopo di offrire uno sguardo privilegiato sul settore ma soprattutto definire quali figure saranno necessarie per farlo evolvere nei prossimi anni.
La ricerca, realizzata in collaborazione con Pambianco, ha coinvolto un campione di 17 tra le aziende più importanti del settore moda e lusso a livello globale che, nel 2022, hanno generato complessivamente un giro d’affari pari a 141 miliardi di euro, con una crescita di 45 miliardi rispetto al 2018 e segnando un aumento annuo medio del +10 per cento. Se nel 2018 si contavano 410 mila unità attive nel comparto, nel 2022 se ne registrano 447 mila, ovvero 37 mila unità in più (ovvero il 2% in più all’anno). Le donne, nel periodo considerato (2018-2022) hanno rappresentano oltre il 70% dei dipendenti totali mentre i giovani under 30 pesano per il 39 % del totale, un dato in calo rispetto al 2018 (quando rappresentavano il 45%). “Per questa fascia d’età – spiega a Pambianconews Fosca Palumbo, senior advisor della divisione Advisory and M&A di Pambianco – il Covid ha avuto un impatto negativo soprattutto a livello di divisioni corporate e retail. L’inversione di tendenza però c’è stata, se guardiamo ad esempio il campione del lusso i dipendenti under 30 hanno superato i valori 2018 e 2019″.
Tornando ai dati dell’Osservatorio, l’Italia, da sola, impiega il 12% di tutti i dipendenti del campione, circa 52mila, segnando una crescita di 9mila dipendenti dal 2018 al 2022 pari al 5% annuo. Il retail è la divisione che impiega il maggior numero di dipendenti (il 69%) ma è la voce che ha segnato l’aumento più limitato negli ultimi quattro anni (il tasso annuo di crescita è dell’1%), seguono il corporate (cresciuto del 4% annuo) mentre l’industriale è l’area che ha evidenziato l’incremento maggiore registrando un Cagr dal 2018 al 2022 del 10%, frutto anche del fenomeno del reshoring. Ecco che proprio per questo motivo questa è una delle aree con più possibilità per le figure più strutturate, dai sarti sarti ai prototipisti ai tecnici di produzione. Come spiega la ricerca, infatti, “i dipendenti impiegati sono nella maggior parte figure senior dal momento che le competenze richieste sono elevate e risultato di numerosi anni di formazione sul campo”.
Nell’area corporate emerge una crescente richiesta di profili con competenze digitali quali responsabili e-commerce, esperti in digital marketing e content creator; così come si conferma l’attenzione delle aziende nei confronti dei temi ESG con la crescente richiesta di profili specializzati in ambito sostenibilità e D&I. Non manca poi la domanda, da parte delle aziende, di candidati specializzati nell’analisi dei big data (data analyst, esperti in business intelligence e in artificial intelligence ecc..). Sono inoltre ricercate figure volte a supportare le diverse funzioni aziendali in seguito al processo crescente di digital transformation come ad esempio cyber security analyst o blockchain expert. Infine, l’area retail assorbe nel maggior parte dei casi il numero più elevato di ricerche. Le cause sono riconducibili sia al turnover, superiore rispetto alle aree corporate ed industriale perché storicamente considerata un tipo di lavoro “di transizione”, che al continuo potenziamento, da parte delle aziende, del canale retail diretto.
Le figure professionali più ricercate sembrano essere dunque quelle legate allo sviluppo del prodotto, alla digital transformation e al mondo retail e, contestualmente, le figure “tecniche” e artigianali legate allo sviluppo prodotto unitamente alle figure retail, sembrano essere quelle più difficili da trovare. Non a caso le aziende più strutturate si sono attivate creando al proprio interno accademie e progetti di formazione specifici per questi profili.
Le PMI italiane si stanno affacciando ai temi ESG (Environmental, Social e Governance) tramite l’inserimento in organico di figure dedicate, mentre, nella maggior parte dei casi, i big del retail e del lusso ed i loro fornitori si sono già strutturati e stanno procedendo oggi con l’inserimento di figure sempre più specializzate.
In un comparto così dinamico, la risposta per una crescita sana e competitiva è sicuramente la formazione. Dall’analisi delle principali scuole italiane di Moda e Design emerge che annualmente vengono forniti quasi 600 corsi per il fashion. I corsi di Fashion Design, Business e Marketing e Comunicazione offerti in Italia e all’estero rappresentano oltre il 70% dell’offerta formativa. In quest’ottica, spiega Accademia del Lusso, l’istituzione scolastica “ha strutturato, già da qualche anno, all’interno dei propri corsi triennali, master e professional i contenuti necessari per ampliare il campo di conoscenze dei suoi iscritti con l’obiettivo di fornire loro le competenze necessarie che fanno fronte alle richieste delle aziende”.