Il mercato dei luxury watches usati potebbe raggiungere i 35 miliardi di franchi nel 2030. Anche per questo, Rolex e Audemars Piguet tutelano i loro modelli pre-owned. Dealer e case d’asta guardano ai collezionisti.
La maggiore attenzione per modelli storici e fuori produzione, ma anche la scarsa disponibilità di orologi nuovi nei mesi successivi agli stop della pandemia, ha portato il mercato del secondo polso a crescere senza sosta, arrivando a toccare i 22 miliardi di dollari (oltre 20 miliardi di euro) di vendite nel 2021. A diffondere questi dati è il Boston Consulting Group (Bcg), per il quale il comparto ha superato beni da collezione come gioielli, borse, vini, arte e mobili, evidenziando addirittura un balzo del 27% nel periodo 2020-22. “I risultati finanziari – si legge nel report di Bcg – hanno permesso al comparto di aggiudicarsi un terzo dei 75 miliardi di dollari del mercato complessivo degli orologi di lusso, attirando nuovi acquirenti e alimentando una crescita più rapida rispetto al mercato di prima mano”. Nel 2020, gli orologi di lusso usati sono stati scambiati a un prezzo da 1,5 a 2 volte superiore a quello al dettaglio. Il 29% dei collezionisti ha dichiarato di aver pagato più del prezzo di listino per l’ultimo orologio usato acquistato e le ragioni principali sono state le condizioni pari a nuovo o quasi (41%) e il risparmio di tempo in lunghe liste d’attesa del mercato di prima mano (40 per cento). Secondo Deloitte il mercato dei segnatempo pre-owned potrebbe toccare i 35 miliardi di franchi (36 miliardi di euro) entro il 2030.
UN MERCATO DA PRESIDIARE
“Il segmento del secondo polso è estremamente interessante, con prospettive future sempre più importanti – ha spiegato a Pambianco Magazine Stefano Amirante, merchandising manager di Rocca1794, insegna del Gruppo Damiani -. Come per tutti i segmenti in forte crescita, il livello del servizio e della professionalità fornita sarà per noi la chiave per una potenziale espansione di business. Infatti, per avere successo, è fondamentale tutelare il consumatore fornendo competenza unita a un servizio di altissimo livello”.
Guardando ai valori menzionati in precedenza, non stupisce la scelta delle maison Rolex o Audemars Piguet, che hanno deciso di ‘presidiare’ il mercato del second hand. Lo scorso dicembre Rolex ha lanciato il programma ‘Certified Pre-Owned’, che dà la possibilità ai rivenditori della rete di distribuzione ufficiale del marchio di vendere orologi di seconda mano certificati autentici e corredati da una garanzia internazionale di due anni. “Lo scopo – ha spiegato la maison di Ginevra al momento dell’annuncio – è quello di valorizzare l’offerta esistente di orologi di seconda mano Rolex, perché l’autenticità di questi orologi, quando il proprietario cambia, deve poter essere certificata al momento della rivendita presso i rivenditori autorizzati”. A febbraio è stata la volta di Audemars Piguet, il cui programma sarà attivo entro la fine di quest’anno. Il business del certified pre-owned sarà “più grande di quello del nuovo”, ha dichiarato il CEO della maison orologiera François-Henry Bennahmias. Rispetto alle difficoltà di reperimento e acquisto degli orologi, Bennahmias ha citato i vincoli di produzione, smentendo che si tratti di una strategia di marketing. “Il secondo polso è un mercato di lunga data – ha raccontato Umberto Verga, presidente di Verga 1947-, ma in passato aveva una logica diversa: chi non poteva permettersi il nuovo comprava l’usato, perché costava meno. Oggi, non trovandosi il nuovo, il secondo polso non è un ripiego, ma entra nella lista dei desiderati. Le case orologiere devono presidiare questo mercato visti in suoi numeri, devono regolamentarlo. Per noi dealer ufficiali è una buona notizia, perché siamo tutelati dalla casa madre. Bisogna però fare una distinzione tra l’orologio d’epoca, quindi modelli che hanno 40-50 anni, e il secondo polso recente. Sono due mercati diversi. Il collezionista puro compra un orologio vintage perché sa che quello è un oggetto che manterrà il suo valore nel tempo o addirittura lo aumenterà. È un asset da investimento al pari di un’opera d’arte”.
DUE PUBBLICI DIVERSI
A presidiare la vendita di orologi da collezione sono anche, storicamente, le case d’asta, che distinguono tra collezionisti o cultori e quanti, più semplicemente, scelgono il secondo polso per difficoltà di accesso al nuovo. A ‘popolarizzare’ in questo senso il mercato delle aste è stato internet. “È fondamentale distinguere tra pubblici diversi – ha confermato Cesare Bianchi, direttore del dipartimento gioielli e orologi di Pandolfini Casa d’Aste -, ovvero tra coloro che vogliono un orologio che ha debuttato solo qualche anno fa, e sono magari disposti a pagarlo più del nuovo, e i collezionisti, che cercano modelli vintage che non si possono più trovare sul mercato tradizionale. A mio avviso, il mercato del secondo polso si normalizzerà. Le maison stanno intervenendo, aumentando le quantità di prodotto nuovo sul mercato. Le liste d’attesa si stanno accorciando per molti brand e chi cerca dei modelli nuovi o recenti verrà soddisfatto. Dal canto loro, i collezionisti resteranno interlocutori diversi”. Bianchi ha precisato come nell’incanto del segmento orologi ci sia un’età media di partecipazione più bassa rispetto ad altri settori. Le vendite all’estero superano in questo caso il 70 per cento.
“Negli ultimi due anni – ha aggiunto Alessio Coccioli, responsabile del dipartimento orologi per Finarte – sono aumentati i clienti perché l’orologio è visto come bene da investimento meno volatile di molti prodotti finanziari come le criptovalute o degli Nft (non-fungible token). Sono quindi entrate nel mercato persone che cercavano un investimento, non un orologio specifico. Di conseguenza si è sviluppata una dinamica speculativa, con aumento dei prezzi. L’orizzonte collezionistico è diverso: innanzitutto riguarda orologi principalmente vintage antecedenti agli anni 2000 oppure modelli in edizioni limitate. In questo caso, si ricerca un orologio perché manca in collezione e c’è un livello di conoscenza elevato dell’oggetto”.