L’impegno della moda verso la sostenibilità cresce ma è ancora in salita. É quanto emerge dall’ultima classifica ‘Circular Fashion Index 2023’ di Kearney, società di consulenza strategica che analizza l’impatto della circolarità dei marchi.
A confermare il podio globale tra i fashion brand più sostenibili, come nelle due edizioni precedenti, ci sono Patagonia, Levi’s e The Noth Face. Per il lusso invece continua ad occupare la vetta Gucci, prima nella sua categoria e quinta nella competizione globale, un gradino più alto per quest’ultima rispetto al ranking 2022. Solo nel 2020 la griffe di casa Kering occupava il 15° piazzamento. Al quarto posto della classifica generale sale Ovs, quinta l’anno scorso, mentre seguono Madewell, Coach, Esprit, Lululemon Athletica e Lindex, in chiusura della top ten. Complessivamente, i primi dieci brand classificati sono rimasti invariati rispetto al 2022, ad eccezione per l’ingresso di Madewell al sesto posto.
Anche per i luxury brand il posizionamento rispetto allo scorso anno rimane in parte invariato: a seguire Gucci e Coach ci sono Burberry in terza posizione, Moncler in quarta e Louis Vuitton in quinta. Come new entry emerge invece l’italiano Golden Goose al sesto piazzamento, che ha lanciato lo scorso luglio il format ‘Forward Store’, in cui il brand promuove iniziative circolari di riparazione, rifacimento, rivendita e riciclo. Fa un salto di tre gradini Hermès, settimo quest’anno e decimo nel 2023. Chiudono la top ten del lusso Saint Laurent, Alexander McQueen e Balenciaga.
I miglioramenti più consistenti sono stati quelli registrati dal brand sportivo Athleta, il marchio premium Timberland e Jimmy Choo per il lusso, che dallo scorso ottobre ha avviato una partnership con The RealReal per promuovere il mercato dell’usato e rafforzare l’impegno del marchio verso la circolarità. Rispetto alle aree geografiche, i marchi italiani sembrano concentrarsi maggiormente sull’uso di tessuti riciclati, mentre le soluzioni di noleggio, second hand e drop-off sono meno popolari. “Ciò è legato all’interesse primario dei consumatori verso il made in Italy, i tessuti biologici e riciclati”, si legge nel report. In generale, il punteggio medio italiano si attesta a 2.92 posizionandosi al quarto posto dopo Germania (3.05), Usa (3.32) e Francia (3.43), in decrescita rispetto al secondo posto del 2022.
“Il punteggio medio di sostenibilità dei 200 marchi di moda analizzati, seppure in crescita, resta contenuto e si attesa sui 2,97 su 10 punti. Un risultato in linea con il 2022 ma che conferma come il settore abbia ancora molto da fare per raggiungere la sostenibilità”, precisa la società nello studio. “In generale, sul mercato primario (che riguarda le vendite di nuovi prodotti ai consumatori, ndr) i brand tendono ad attivarsi di più rispetto al mercato secondario (come il mercato dell’usato o il riciclaggio, ndr), con i marchi che si impegnano soprattutto a fornire istruzioni dettagliate per la cura del prodotto e ad aumentare la quota di materiali riciclati”.
