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Più che un chatbot basato sull’AI, ChatGPT sblocca nuovo potenziale per moda e retail

(ph. Ameer Basheer @Unsplash)

Più che un chatbot basato sull’AI, ChatGPT sblocca nuovo potenziale per moda e retail

Di Gianluca Bolelli
9 Marzo 2023

Si parla molto da un anno a questa parte dei progressi compiuti dalle intelligenze artificiali generative/conversazionali. Tra queste, è ChatGPT quella che sembra aver preso il sopravvento nel mondo. Entro la prima settimana dal rilascio iniziale, avvenuto il il 30 novembre 2022, il chatbot basato sull’intelligenza artificiale (Artificial Intelligence o AI) aveva accumulato oltre 1 milione di utenti; due mesi dopo, la tecnologia sviluppata da OpenAI nell’intento di rendere l’interazione dell’uomo con i sistemi di intelligenza artificiale più naturale, fluida e intuitiva vantava 100 milioni di utenti attivi, rendendola lo strumento/app rivolta ai consumatori dalla crescita più rapida della storia.

Gli utenti sono attratti dalle funzionalità avanzate dello strumento, inclusa la sua capacità di fornire risposte rapide e informali alle loro richieste, secondo Uri Gal, professore di sistemi informativi aziendali presso l’Università di Sydney, sentito dal sito di notizie e ricerche legali The Fashion Law. Allo stesso tempo, ChatGPT e i chatbot rivali hanno raccolto un’attenzione diffusa a causa del loro “potenziale di causare disruption in vari settori”, tra cui la moda e la vendita al dettaglio più in generale.

Ma in che modo precisamente le aziende del settore moda o attive nella vendita al dettaglio utilizzano i chatbot AI ricavandone dei vantaggi? Ad esempio, molte imprese del settore retail li hanno già impiegati per prevedere quali saranno i prodotti popolari per tipo/stile e/o per area geografica, e quindi prendere decisioni conseguenti per la produzione/distribuzione e i prezzi, onde evitare scorte eccessive o al contrario insufficienti, e aiutare a realizzare vendite a prezzo pieno.

Un esempio: Joanne Crevoiserat, la CEO del gruppo Tapestry, proprietario di Stuart Weitzman, Coach e Kate Spade, citata da The Fashion Law, ha dichiarato in una call sugli utili del secondo trimestre a febbraio che la società sta “sfruttando nuove capacità di analisi dei dati per ottimizzare i processi di allocazione dei prodotti, come utilizzare l’intelligenza artificiale per prevedere la domanda dei clienti e posizionare meglio l’inventario e i negozi”. Il risultato? “Un incremento della disponibilità di merci in stock e un aiuto per garantire che il nostro prodotto si trovasse nel posto giusto al momento giusto, grazie all’abbinamento dell’offerta alla domanda, per aiutare ad offrire ai clienti esperienze superiori”.

C’è di più. La rivista Fortune ha riferito il 1° marzo che i riferimenti all’intelligenza artificiale e ai termini correlati durante le call con gli investitori nelle società del globo sono aumentati del 77% rispetto all’anno precedente. Lo dimostra l’esempio della piattaforma cinese di e-commerce di lusso Secoo, che il mese scorso ha annunciato che avrebbe “condotto ricerche ed espansioni approfondite sui contenuti generati dall’intelligenza artificiale e sulle tecnologie relative a ChatGPT” per migliorare il tasso di conversione dei clienti (annuncio che ha spinto le sue azioni quotate al Nasdaq a salire di valore del 124% il 6 febbraio).
Sempre secondo The Fashion Law, Secoo si è detta interessata a utilizzare l’intelligenza artificiale per “realizzare dialoghi interattivi simili a quelli di persone reali attraverso la tecnologia ChatGPT”, nonché per “migliorare ulteriormente la ricchezza di contenuti di testo e video relativi al lusso, la descrizione dei punti vendita dei prodotti e altri contenuti correlati, e incrementare significativamente il tasso di conversione [del cliente]”. In seguito ha rivelato che sarà tra i primi partner ad utilizzare il chatbot Ernie, sviluppato da Baudi, già definito “la versione cinese di ChatGPT”, segnando quello che definisce “il primo sbarco della tecnologia del linguaggio dialogico nel campo dello smart marketing legato al lusso” nel suo Paese.
Gli usi pratici dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico sembrano andare ben oltre i bot come ChatGPT e il non ancora svelato Ernie. Un sondaggio della società texana di cloud computing Rackspace del febbraio 2023, condotto su 1.420 responsabili delle decisioni IT globali in tutti i settori, ha rivelato che il 71% degli intervistati del settore retail hanno affermato che l’intelligenza artificiale/apprendimento automatico (“artificial intelligence/machine learning”, o “AI/ML”) è in prima linea nelle loro strategie IT e di business. Il 62% degli intervistati ha affermato di utilizzare AI/ML per prevedere le prestazioni aziendali. Il 56% lo usa come motore dell’innovazione, il 52% per migliorare velocità ed efficienza dei processi e ridurre i rischi futuri. Nell’indagine di Rackspace, veicolata da The Fashion Law, il 73% degli intervistati del retail che hanno utilizzato AI/ML a sostegno delle proprie operazioni ha affermato che queste funzioni hanno condotto a “redditività in tempi più rapidi, aumento della produttività, aumento dei flussi di entrate, [e] riduzione dei costi operativi” e il 72% ha citato “migliorata soddisfazione del cliente e gestione del rischio” come ulteriori corollari del loro uso dell’intelligenza artificiale. E ancora, il 69% ha indicato “maggiore innovazione e pubblicità/marketing personalizzati” grazie all’implementazione di strategie AI/ML, il 65% ha riscontrato “riduzione dei costi di sviluppo di nuovi prodotti” e il 64% ha sottolineato “la capacità di assumere nuovi talenti e aumentare le vendite”.
Del resto, se il principale colosso del lusso globale, il francese Lvmh, si sta adoperando da anni per adottare strumenti operativi d’intelligenza artificiale significa che ci troviamo davanti al futuro. Nel 2021, il gruppo guidato da Bernard Arnault ha siglato una partnership quinquennale incentrata sull’intelligenza artificiale con Google Cloud Platform per consentire ai suoi marchi di sfruttare i nuovi strumenti di AI attraverso “lo sviluppo prodotto, la supply chain globale e le interfacce per partner, dipendenti e clienti, consentendo lo sviluppo di nuovi casi d’uso aziendali su larga scala e garantendo i più elevati standard di servizio e assistenza ai clienti”.
In sostanza, queste tecnologie sono viste come la chiave per “promuovere l’efficienza in tempi economici incerti”, chiosa Rackspace nel suo sondaggio, il cui risultato e mostra che “molte organizzazioni stanno ancora cercando di comprendere o di realizzare per davvero tutti i vantaggi forniti dalla tecnologie di AI/ML”, mentre i detrattori di ChatGPT e dei suoi epigoni, seppur già adottati da tante aziende e organizzazioni a livello globale, sottolineano i rischi e le limitazioni emerse dall’adozione di questi ampi modelli di linguaggio (i GPT Large Language Models), che probabilmente richiederanno una regolamentazione di legge, considerando il loro impatto sulla società.
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