Si è svolta sullo sfondo della Laguna di Venezia la prima edizione del Venice Sustainable Fashion Forum. Un evento dal nome internazionale ma tutto italiano, organizzato da alcune delle principali istituzioni del settore moda per fare il punto riguardo alla sua transizione verso la sostenibilità e al futuro di un mondo, quello del fashion, che con sempre più urgenza si trova a dover fare i conti con le conseguenze del proprio impatto ambientale.
Articolato in due giornate, il summit si è svolto il 27 e il 28 ottobre presso la Fondazione Cini, ma il palinsesto è stato reso fruibile anche per un pubblico più ampio tramite la copertura in streaming. A patrocinare il progetto, The European House-Ambrosetti, Sistema Moda Italia (Smi), Camera Nazionale della Moda Italiana (Cnmi) e Confindustria Venezia-Rovigo con il supporto di 18 partner della fashion industry e non solo.
Hanno attraversato il programma del convegno otto tematiche ‘valoriali’ per tracciare lo stato dell’arte del settore e individuare nuovi percorsi virtuosi. ‘Harmonise’, innanzitutto, per armonizzare i nuovi modi di interpretare la sostenibilità; ‘Educate’, per guidare il cambiamento; ‘Think’, per progettare in accordo ai principi dell’ecodesign; ‘Measure’, per abilitare il miglioramento continuo delle prestazioni; ‘Re-Make’, dedicata all’economia circolare. Ancora, ‘Create’, per riflettere sull’evoluzione dei valori sociali; ‘Make’, sul ruolo essenziale della collaborazione di filiera e infine ‘Make (It happen)’, sulla gestione del cambiamento mediante l’innovazione sostenibile.
La prima giornata, curata da Assocalzaturifici e Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità e dal titolo ‘Just fashion transition’, ha voluto analizzare l’impatto ambientale e sociale del sistema moda, dando voce agli attori della sua filiera e tracciando una panoramica sulla nuova regolamentazione europea. La seconda giornata, invece, ‘The values of fashion’, si è tenuta sotto l’egida di Cnmi e Sistema Moda Italia e ha indagato le tematiche più attuali nello scenario della moda sostenibile, ponendo l’accento sul tema, ormai al centro del dibattito europeo, della responsabilità degli attori che popolano la filiera del settore.
Al centro dell’agenda, la presentazione ufficiale del consorzio Re.Crea, la cui nascita era stata già anticipata nella seconda metà di ottobre ma che ha trovato nell’ambito del Venice Sustainable Fashion Forum il proprio debutto formale. Ultimo tassello nell’orizzonte italiano dello smaltimento sostenibile all’interno della filiera fashion, il consorzio è nato sotto il coordinamento dell’associazione e dalla sinergia tra Dolce & Gabbana, Max Mara Fashion Group, Gruppo Moncler, Gruppo Otb, Gruppo Prada ed Ermenegildo Zegna Group.
Il suo obiettivo, è stato ribadito e illustrato durante il summit, è quello di lavorare per la gestione dei prodotti del settore tessile a fine vita e per promuovere la ricerca e lo sviluppo di soluzioni di riciclo innovative. In questo senso, Re.Crea si inserisce nel solco delle direttive europee riguardo alla ‘Responsabilità Estesa del produttore in materia di rifiuti tessili (Epr: Extended Producer Responsibility)’ e della normativa nazionale di attuazione su questo tema, al momento in fase di definizione e coordinata dal Ministero della Transizione ecologica.
“Abbiamo scelto come titolo di questa giornata ‘The Values of fashion’ – ha spiegato Sergio Tamborini, presidente di Smi – perché è importante che la moda continui a parlare di valori per l’intera industria e di misurazione dei progressi fatti per affrontare le sfide future. Sistema Moda Italia ha da tempo posto al centro del suo operato il tema della sostenibilità: dapprima per adattare i processi industriali e limitarne l’impatto, poi negli ultimi due anni pensando al riciclo e alla responsabilità estesa del produttore, temi cardine del consorzio Retex.Green lanciato lo scorso gennaio”.
Proseguendo: “L’Europa ci detta le regole e chiede di essere responsabili. Una responsabilità che si declina in modalità diverse fra il produttore, il consumatore e il legislatore. Stante la capacità del tessile e moda di reagire agli ostacoli degli ultimi due anni, siamo sicuri che il nostro tessuto produttivo sia straordinariamente forte per accettare e vincere questa sfida sostenibile”.
Presenti all’evento alcuni dei protagonisti del panorama fashion italiano, compreso il neo ministro alle Imprese e made in Italy, Adolfo Urso, l’imprenditore e fondatore di Yoox, Federico Marchetti, oggi a capo della Fashion taskforce di Smi voluta da Re Carlo, e i rappresentanti della nuova generazione della moda tricolore, da Lorenzo Bertelli ad Andrea Rosso (affiancato dal padre Renzo Rosso) che nelle aziende di famiglia, rispettivamente Prada e Diesel, del gruppo Otb, ricoprono ruoli incentrati sulla sostenibilità.
Tra gli highlight dell’evento, lo studio condotto da Ambrosetti Studio che ha fornito un quadro ricco di dati e tendenze importanti per misurare e valutare gli impatti del settore in ambito ambientale e sociale. Dal titolo ‘Just fashion transition’, come la giornata del summit che gli ha dato spazio, lo studio è stato coordinato da Carlo Cici, Partner e Head of sustainability di The European House – Ambrosetti, proprio con l’intento di mettere a fuoco le criticità e le opportunità della transizione sostenibile nel settore moda, nel tentativo di fare chiarezza in una babele di dati quasi mai univoci.